(Pavement Music) Se i Puddle Of Mudd si guadagnano costantemente dei passaggi radio su Virgin e non solo, con “Welcome to Galvania” le cose continueranno così. Un bene visto che la band non azzeccava un full length dal 2009! Non nel senso di non riuscire a farne uno buono, ma di inciderne uno di fatto. Allora fu “Volume 4: Songs in the Key of Love and Hate”. Oggi questa rock band statunitense che qualche milione di copie è riuscita a venderne, resta ancorata a quanto fatto fino a oggi; dunque con un buona dose di grunge e di rock ampiamente a stelle e strisce. Un album che fissa qualche punto trascinante, fruibile e catchy, come “Uh Oh”, al contempo anche qualche passaggio prevedibile, pur carico di adrenalina e la voglia di trascinare l’ascoltatore. Sono canzoni che si fissano nella testa, perfette per un ritorno che possa saldare i Puddle Of Mudd alla loro buona reputazione, cioè apparire come degli scappati dagli anni ’90 o influenzati da essi, e la band infatti nasce in quegli anni ma si assesta discograficamente dal 2000 in poi. “Diseased Almost” potrebbe essere una sovraccaricata ripresa degli Oasis – tra l’altro non l’unico caso dell’album dove Wes Scantlin si accosta vocalmente a Liam Gallagher – poi un paio di brani che permetteranno di avviare gli accendini ai concerti, tipo “My Kind of Crazy” e “Just Tell Me”. Canzone dopo canzone, undici in tutto, tra le quali “Time of Our Lives” e qualche impennata rocciosa e sempre di stampo rock ’90 e grunge, i Puddle Of Mudd confezionano un album nei loro standard.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10