(EarMusic) Se vogliamo ripercorrere la carriera dei DragonForce, è facile ragionare in base a un ‘prima’ e un ‘dopo’: il ‘prima’ sarebbero i primi quattro dischi (tre ottimi, “Ultra Beatdown” quasi pessimo), quelli con ZP Theart; il ‘dopo’ sarebbero gli altri quattro, con al microfono Marc Hudson, che si sono assestati su un ‘bello ma non eccezionale’ di cui la band, con ogni evidenza, si accontenta. Il precedente “Reaching into Infinity” aveva osato un po’ di più, ad esempio con gli undici, eccezionali minuti di “The Edge of the World”; “Extreme Power Metal” fa un passetto indietro, per dieci brani di durata contenuta (nessuno supera i 7 minuti), sicuro appeal e rischio pari a zero. “Higway to Oblivion” inizia lentamente, ma dopo poco meno di un minuto parte una gioiosa scorribanda che culmina in un refrain non negoziabile (nel senso che o lo cantate dopo un minuto, o lo rigettate per la sua estrema melodicità). “Cosmic Power of the infinite Shred Machine” è un brano sicuramente dall’atmosfera space, ma grazie alle tastiere (affidate a Coen Janssen degli Epica, essendo Vadim Pruzhanov uscito dalla band) piuttosto che alle chitarre, che sono presenti solo in un breve, ma funambolico, assolo finale; fino a quel punto, il brano è forse il più lento del disco! “The last Dragonborn” ci butta dentro qualche suono orientale, mentre “Troopers of the Stars” è una, pur gradevole, variazione su “Operation: Ground and Pound”. Il singolo “Heart Demolition” non va oltre una (buona) riproposizione dei cliché della band; anche “In a skyforged Dream” è la classica tirata con inseguimenti alla velocità del suono fra Herman Li e Sam Totman, mentre la trionfale “Remembrance Day” è la degna conclusione del disco, che include anche una scanzonata cover di “My Heart will go on” di Cèline Dion, resa con l’inimitabile spirito della formazione inglese. L’extreme power metal, anche nei suoi elementi più simpatici (guardate la copertina…) non fa più scalpore, ma i DragonForce, a differenza di altri mostri sacri, almeno non sono (finora…) andati al di sotto di una rassicurante ‘aurea mediocritas’.

(René Urkus) Voto: 7/10