(Cold Smoke Records) Una quarantina di minuti e due sole composizioni, fatte di prog ambient-alternative rock. Due paesaggi sonori un po’ diversi tra loro, simili nella sostanza delle cose. Atteggiamenti spaziali in diversi frangenti, soprattutto “Cote 304”, seconda composizione mentre la prima è “Space Bears Chilling in a Hot Spring”. Quest’ultima apre l’album in maniera contorta, sfumando da parti alternative rock a momenti di psichedelia spaziale e non, fino a una zona conclusiva dove la musica diventa più energica e il rock prende anche delle vaghe forme prog anni ’70 grazie alle tastiere dal suono datato. “Space Bears Chilling in a Hot Spring” è fondamentalmente un crescendo che nella sua prima frazione tende a ripiegare su se stessa. “Cote 304” apre in sordina, fino a creare delle maestose melodie graffiate di post rock. Mentre nella prima composizione c’è il parlato di una ragazza che descrive un’esperienza non meglio precisata (rapita da alieni? Abusi?), la seconda fa probabilmente riferimento alla Battaglia di Verdun durante la Grande Guerra. Incubi, appunto, sembrano proprio questi i residui tematici alla base di questi pezzi strumentali, dove il post rock e parzialmente metal, si fondono con un’evoluzione ipnotica e improvvisa. Improvvisa poi anche per via della registrazione avvenuta in presa diretta.

(Alberto Vitale) voto: 7,5/10