(Season Of Mist) A tre anni da “Advent of Human God” (QUI recensito) i canadesi assemblano una nuova opera di symphonic blackened death metal e questa volta con atmosfere e aloni orchestrali ben più spaventosi e apocalittici del precedente. Proprio la fase orchestrale resta uno dei tratti salienti della formazione nata nel Quebec nel 1988. Gli altri sono una base ritmica spedita, carica di qualche libra di forza al sound e un riffing più o meno articolato, pronto a destreggiarsi tra atti death e black metal. Questi individui di Fjord-du-Saguenay che celebrano lo scrittore statunitense Howard P. Lovecraft, utilizzando il nome del grimorio del male da lui inventato e citato ovunque nelle opere da lui scritte, appunto il “Necronomicon”, si manifestano con un’architettura sonora molto più fluida, snella, rispetto a quanto concepito fino a oggi. Soluzione che non pensa a basare la propria essenza sulla velocità, lasciando così spazio a mid-tempo, come in “The Thousand Masks”, e variazioni nelle andature. Rob the Witch è voce, chitarre e basso e con il solo Divider alla batteria, concepisce “Unus”, album con atmosfere vicine ai Septicflesh in fatto di drammaticità, ma soprattutto con una linea blackened metal che vede atti di velocità del death metal più irriverente possibile. Come già scritto, “UNUS” non è solo violenza e velocità, per esempio i cambi e le parti di “Paradise Lost” mostrano un lato del duo molto più riflessivo e melodico. Nell’album anche “Cursed MMXIX”, canzone atipica rispetto alle altre perché pescata, e riregistrata, dal demo “Morbid Ritual” inciso agli albori della carriera che dura da tre decenni!

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10