(Nuclear Blast Records) Gli Agnostic Front sono una delle più grosse realtà hardcore, eppure negli anni chi scrive ha assistito a molti giudizi critici verso i newyorkesi. Togliendo quelli su certe astrazioni skinhead degli esordi e comunque aleatorie, negli anni gli appassionati del genere hanno riconosciuto agli Agnostic Front l’essere una pietra miliare, ma alcuni solo per i primi tre album. Ricordiamoli: “Victim in Pain” del 1984, “Cause for Alarm” del 1986 e “Liberty and Justice For…” del 1987. A proposito, album in senso lato visto che i succitati durano meno di 30 minuti e con l’eterno “Victim in Pain” ad arrivare a stento ai 15′. Poi quando arrivò la Roadrunner, per “One Voice” nel 1992, non pochi criticarono la scelta di Roger Miret e Vinnie Stigma di firmare per quella etichetta. Discorsi sull’impoverimento dell’hardcore nel modo di suonare dei newyorkesi, sullo smarrire il punk della Grande Mela, del troppo metal nei loro pezzi e cose del genere si sono sentite e lette ovunque. Poi arrivò la firma con la Epitaph e, manco a dirlo, i giudizi erano paradossali: tipo che avevano firmato per un’etichetta di pop punk e altri recitavano che erano diventati troppo punk, come l’etichetta per la quale avevano firmato! Dannazione, la carriera degli Agnostic Front è stata anche questa: soddisfacevano una parte della fan-base e un’altra parte sembrava delusa e per cosa poi? Per troppo punk, poco hardcore e viceversa. Troppo metal e poco hardcore… Agnostic Front è una band fuori dal comune. Gente venuta dal basso, che si è fatta la ossa prima nella vita e poi nel suonare. Sbarcando il lunario, cadendo e rialzandosi e magari sopravvivendo agli eccessi. Gli Agnostic Front sono stati hardcore e sono diventati poi anche crossover. “Get Loud!” e che facciano pure rumore gli Agnostic Front, con quelle cavalcate ritmiche che duellano con i riff fieri e netti, precisi e insistenti. L’estrazione punk del sound addensata e gonfiata da qualche concessione al metal, al suddetto crossover. “Get Loud!” è lo stato di forma della formazione statunitense. Una sua istantanea. Oggi, dopo decenni, la band che di fatto è Stigma e Miret, con Mike Gallo al basso da una ventina di anni, Pokey Mo da una decina alla batteria e l’ultimo, l’altra chitarra, Craig Silverman da a malapena un lustro, è se stessa, mostrando tutti i pregi che per alcuni erano difetti, e tutti i difetti che per altri erano pregi! Questo forse è il miglior lavoro dell’era Nuclear Blast. Non della carriera, attenzione, ma è infatti il quinto album per l’etichetta tedesca e non è affatto facile riuscire a tenere uno standard così alto e suonando dell’hardcore.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10