(dysFUNCTION Productions) Inizia da lontano la storia dei MadHouse e inizia come molte band, facendo cover ma in una maniera propria e rivisitando pezzi ben noti. Poi nel 2015 un EP di inediti, dai contenuti più che interessanti, si intitola “If You Want More” (ed è stato recensito QUI). “MadHouse Hotel” è il primo album, quattro anni dopo il summenzionato EP, attraverso un buon percorso, serio e senza volere bruciare a forza e di forza le tappe. “MadHouse Hotel” è un concept composto da dieci canzoni, delle quali ognuna rappresenta una stanza dell’hotel al quale l’ascoltatore accede scegliendo la propria chiave. Lo stile di Federica Tringali, cantante, e dei suoi colleghi musicisti è spigliato, tanto da sapere fondere spunti punk, con altri rock, grunge, alternative rock e metal e non sconfessando una certa matrice pop. La Tringali ha una voce semi-androgina, con un timbro giovanile eppure ambiguo nei toni eppure perfetto nell’interpretare le strofe e i momenti dei pezzi. Sul piano delle chitarre le canzoni presentano riff anche graffianti o travolgenti, mutevoli lungo il corso dei pezzi. Daniele Maggi, chitarra solista, e Filippo Anfossi, chitarra ritmica, sono in sintonia e creano un ‘wall of sound’, al quale la coppia ritmica Michele Canevari e Ares Cabrini, rispettivamente basso e batteria, prestano la loro metronòmica agilità. “Ghosts”, “A New Springs”, “Do You Belive”, “Headshot” sono brani accattivanti, ma nei dieci totali tutti hanno una buona o discreta riuscita, e tra questi se ne distinguono comunque altri per il loro impatto, velocità e quei toni graffianti di cui sopra, come “Ready to Fight” ad esempio.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10