(Blooddawn Productions) Come da titolo, questo è il quarto album per la band di Norrköping, il quale sigla il suo grande stato di forma. Ispirati, bravi, ammantati di un’aura nera per questo lotto di canzoni che pescano da heavy and roll, punk, gothic e dark. Il riff introduttivo dell’opener “He Who Hates” spalanca le porte di questo cosmo di atmosfere lugubri, eppure percorse da un’energia elettrizzante. I riff delle chitarre sempre un po’ scheletriche, un tantino acide anche, ben si sposano con i ritmi marcati e pompati dal groove del basso. Una cavalcata di oltre quaranta minuti, tra assi portanti di heavy, punk e qualche cenno di speed metal. Ritornelli ariosi, rispetto alle atmosfere brune dei pezzi. L’album è coinvolgente, con dei tratti orecchiabili, tradotti da riff immediati, ma attenzione perché l’atmosfera non è mai allegra. “The Sword” è trascinante, ritmata, vagamente imparentata con cose dei Tribulation e Prong di un tempo allo stesso momento. Attimi di fuoco con “Funeral Pyre” e “Serpent Hall”, brani in low tempo, ma con un feeling dark toccante. “Into the Woods” espone soluzioni seventies e folk insieme, mentre nella conclusiva “Conquerors Dance” sembra di ascoltare gli Swan in versione metal. Una poesia articolata “IV: Come The Dark”, scritta da autori consci di una poetica superiore, viva nelle melodie, decadente nei toni. Affascinante, in ogni singolo momento del tutto.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10