(Officina Musicale) Incipit imponente e maestoso quello di “Taras”, l’opener di “One for All, All for One”. Il brano, strumentale come tutti gli altri, è una lunga evoluzione della chitarra, seguita da una sezione ritmica vivace, estemporanea al tutto e da tastiere che tinteggiano atmosfere per una composizione tra rock e leggere tinte di fusion. Ottima porta d’ingresso all’album. “One for All, All for One” è divorante, brucia di note e certamente di tecnica, eppure l’orecchio dell’ascoltatore non si ritroverà a seguire le evoluzioni delle dita di Maggio lungo la tastiera della chitarra e le sue corde. Affatto, l’udito viene trasportato dal tutto, dalle melodie e dalla musica. Maggio chiede di ascoltare ogni pezzo del CD come se fosse il capitolo di un libro, mettendovi poi la propria interpretazione o fantasia: è pur vero che l’ascoltatore non dovrà faticare a farlo. La musica è evocativa, con tratti anche misteriosi o duri. Se “My Land” vive di una prima parte di una grazia soave, intessuta con chitarra acustica e synth orchestrali, oltre a deliziose percussioni, esprimendo un pathos irreale, la sua seconda parte è un risveglio un sussulto. Un travolgere… Pezzi come “Illegal”, con il suo ritmo e il suo groove con aspetti appena psichedelici ma frammisti a un atteggiamento neo-prog, ed altri con aspetto eccentrico e al contempo scorrevole, catturano la mente con un vortice ipnotico. “Creo” è un’altra composizione dove l’andatura impone la sua presenza, non solo per via del ritmo, ma anche il tocco del piano, un basso intrigante e narrativo, con la chitarra che fraseggia in maniera intrepida e ispirata. “Tiz” è sognante, fondata non solo sull’andare della chitarra. Dopo l’album “Me”, QUI recensito, Maggio incide un nuovo capolavoro, questa volta forse più fruibile e variopinto del precedente.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10