Nonostante i danesi D-A-D rientrino nei miei personali ed abituali ascolti, per qualche bastardo scherzo del destino non sono mai riuscito a vederli dal vivo. Certo, sono sempre stato super informato sul come si propongano sul palco, conosco la lista dei bassi di Stig meglio del suo roadie, conosco le canzoni a memoria, conosco la storia della band, ho scritto di loro e ho recensito i loro dischi… ma fino a pochi giorni fa, mi mancava la prova del fuoco, il vederli dal vivo.

A Dicembre 2019, però, Topolino vestito da Babbo Natale è arrivato presto… il 5… a Bologna! Hey! Sono riuscito a coronare questo mio sogno! Finalmente quel pervertito di Babbo Natale s’è deciso di degnare di uno sguardo le mie letterine, almeno ha preso in mano una delle seicentosessantasei(mila) missive che gli ho scritto in modo compulsivo, assillante, ai confini dello stalking… e… per magia… abracadabra… genio della lampada, quel che vi pare… ecco il desiderio esaudito!

Certo, il Locomotiv di Bologna è abbastanza piccino per una band che potrebbe facilmente esibirsi davanti a migliaia di fans… ma oggi la musica funziona così e i posti come questo meritano essere lodati, sia per la qualità del servizio, che per la disposizione, per l’ordine, per il suono e per…. la Murphy alla spina!

In apertura ci sono gli italiani Hangarvain. Chi sono? Cosa fanno? La solita band ‘locale’ che regala una serata pur di farsi vedere da qualcuno oltre che da parenti ed amici, aprendo per qualcuno di più grosso? Col cazzo! Questi tosti rockers non solo hanno aperto per i danesi nelle due date in Italia, ma si sono fatti l’intero tour europeo, partendo dall’Inghilterra a Novembre e finendo da qualche parte in Germania… OGGI, mentre leggete queste righe, il tutto passando per Francia, Spagna, Portogallo, Austria, Ungheria e Svizzera. Alla faccia di quelli che si sentono fichi sventolando a tutti il loro ‘imminente tour europeo’, poi composto da 3 date, dal Venerdì alla Domenica, con due date in Lombardia ed una a cinque chilometri oltre il confine in Svizzera. Gli Hangarvain invece hanno fatto sul serio, hanno investito, hanno lavorato, hanno puntato tutto e hanno avuto la fortuna di andarsene in giro con una delle band storiche dell’hard & heavy… una delle band più folli, iconiche e personali che la scena rock abbia mai offerto. Una cosa per la quale gli Hangarvain non dimenticano puntualmente di ringraziare i D-A-D!

O forse sono i D-A-D a dover ringraziare gli Hangarvain? Lo vedremo tra poco.

Lo show dei Napoletani è stato vero, sincero, diretto e schietto. Pochi fronzoli, look curato ma sobrio, senza alcun basso a forma di missile, di pizza napoletana o di gadget sessuale; ma capaci di mettere in piedi un concerto di una potenza sonora travolgente, con un vocalist che, diavolo, sa benissimo cosa fare con quel microfono! Oh, poi cosa ne so io… magari il 20 Novembre, in occasione della prima data del tour in UK, la band italiana era una chiavica immonda, e poi un corso intensivo on the road, con in cattedra i fratelli Binzer li ha fatti crescere di livello presentandosi quindi al pubblico di Bologna con così tanta energia? Chi se ne frega. Il loro ultimo disco è fico (recensione qui) e il loro concerto è stato irresistibile.

I D-A-D sembrano in gabbia sul palco del Locomotiv. A dire il vero i Binzer se ne fregano, e pure Laust con la sua piccola batteria (se sei un grande batterista, fai cose turche anche con quattro pezzi in croce, senza doppie casse, file di tom e timpani ed un muro di piatti che non userai mai) si ritrova molto più visibile al pubblico… oltre che aver lui stesso un’ottima visuale dei fans. Il vero leone in gabbia è Stig. Quel bassista è l’esibizionismo in persona: lo è a livello fisico (è un energumeno), perché vuol farsi sempre vedere… lo è a livello scenografico, con i suoi originalissimi bassi elettrici a due corde che pongono un punto di domanda sopra quella linea che separa la pazzia dal genio. Ma pure Stig se ne frega, e dove il palco non è sufficiente, c’è sempre la povera cassa della batteria di Laust come piedistallo dal quale offrirsi lascivamente per il piacere dei fans… e delle fans!

Jesper è una macchina per l’intrattenimento. Fa un casino bestiale. Ha una dialettica sublime ed un carisma irresistibile. Ne combina di tutti i colori. Scende tra il pubblico. Intona canzoncine dedicate a Laust (secondo Jesper, un nome buffo sia in Italiano che in Danese) coinvolgendo tutta la platea: “Laust, Ti Amo, Ti Amo”… e pubblico a ruota in coro. “Laust, spacca la batteria”… e pubblico in coro per altre decine e decine di ripetizioni. “Laust, spara alla batteria!”, e conseguente coro (con il disappunto di Jesper in quanto la batteria non è stata nè spaccata nè presa a cannonate). Poi altri cori abbinati, in Italiano, quasi (senza quasi) una canzone demenziale creata lì, al momento, per il momento. Per l’enfasi dello show.

Sono sicuro che Jesper ha messo in piedi simili teatrini anche negli altri paesi toccati dal tour… ci mancherebbe. Ma, francamente, non me lo immagino con un “Laust Te Amo Te Amo” in Spagna, o con un “Laust, eu te amo, eu te amo” in Portogallo. Nemmeno con un impronunciabile “Laust, ich liebe dich, ich liebe dich” in Austria o Germania, tra l’altro roba che manco i Rammstein saprebbero mettere in musica.

E figuriamoci in Ungheria… “Laust, szeretlek, szeretlek”?

Io, tuttavia, per raccontarvela in questo modo (titolo compreso) devo ringraziare il buon e fedele Google (spagnolo escluso, non conosco una sola parola delle altre lingue sopra citate)… mentre Jesper chi diavolo dovrà mai ringraziare?

Ma ovviamente gli Hangarvain!

Me le immagino le due band, comodamente sedute nel tour bus, con il clima che ronza mentre il bestione solca le autostrade europee, da città a città, da venue a venue: tra una birra e l’altra, tra una battuta di Jesper e l’inglese con accento partenopeo degli Hangarvain… mi immagino Sergio ‘Toledo’ Mosca che guarda Jesper Binzer negli occhi e gli dice “Guagliò, ora ti spiego io cosa devi dire al pubblico italiano!”.

Sommiamoci poi la creatività bizzarra del danese ed ecco uno spettacolo nello spettacolo che ha divertito tutti, baristi compresi!

Ma tra un Jesper casinista ed uno Stig esibizionista… c’è un altro aspetto della band che emerge. Anzi due.

Il primo:

Laust Sonne è un batterista favoloso. La sua tecnica è stupefacente, naturale e molto ispirata. E mentre suona senza sosta, scandendo il ritmo anche delle scenette del frontman, inserendoci passassi di pregiata provenienza jazzistica, mentre fa volare quelle bacchette su quei pochi pezzi facendoli suonare come se fossero almeno il triplo, mentre dimostra a tutti il suo sublime livello… Laust Sonne… ride e sorride. È una sensazione favolosa vedere un musicista che si diverte per davvero mentre ti regala le emozioni che vuoi avere e per le quali hai pagato il biglietto!

Il secondo?

Jacob Binzer. Un chitarrista favoloso, immenso, virtuoso… ma umile! Lui non si mette in mostra, non fa l’axe man figo che sovrasta i compagni della band. Jacob suona, gode nel farlo, sorride e soffre ad ogni accordo, ogni bending, in occasione di ciascuna delle numerose improvvisazioni, nascondendosi dietro il famoso sorriso beffardo e canzonatorio… sotto l’immancabile cappello.

Il cappello. Il cappello? Durante la serata Jacob si è effettivamente tolto quell’immancabile cappello. In una sola occasione, ovvero quando ha invitato sul palco una bambina in prima fila (con la madre in stato di orgasmo mistico) la quale indossava il suo stesso cappello! Bambina emozionata ma tutto sommato disinibita, Jacob elegante e gentiluomo, con tanto inchino… e tanto di cappello! Una cosa piena di emozione, una cosa senza tempo e… senza prezzo!

Una serata strepitosa. Elettrizzante. Una di quelle serate che ti lascia strascichi di energia per i giorni a venire, iniettandoti nel corpo una dose di euforia che sovrasta qualsivoglia difficoltà o routine da affrontare nella vita quotidiana.

Una di quelle serate dove il rock’n’roll esegue alla lettera il compito per il quale è stato inventato.

Un Giovedì sera unico.

Anzi no. Il 5 Dicembre 2019 non era un Giovedì. Era decisamente un Venerdì!

Non siete d’accordo?

Questo è un vostro problema! Jesper ne era assolutamente sicuro, ed è riuscito a convincerci tutti!

O forse si è trattato solo di una di quelle strane illusioni, quelle bizzarre e psichedeliche situazioni che accadono solamente a Disneyland. Quando scendono le tenebre.

(Luca Zakk)

Fotoset completi:  D-A-D    /    Hangarvain