(Tsunami Edizioni) Fa sempre piacere avere tra le mani un nuovo testo scritto da Stefano Cerati che con Tsunami ha già pubblicato la serie dei ‘100 migliori’ anche dell’heavy metal, thrash, death, oltre a “Heavy Metal, 50 Anni di Musica Dura”, QUI recensiti, e “A Sud Del Paradiso – Canzoni Testi e Musica degli Slayer”, QUI, e diversi altri volumi ancora. La sua scrittura è tipicamente lucida, esplicativa, un vero distillato di conoscenza.

Potrebbe essere sempre difficile stilare una lista dei migliori 100 in ogni genere, il doom poi vive di diversi assiomi concettuali che gli sono incollati. Il primo è fondamentalmente i Black Sabbath, perché è dalla storica band di Birmingham che il doom ascrive la propria origine e ad essa hanno guardato tutti coloro che sono poi finiti nel calderone del genere. Cerati evita però di parlarne, fissando si i Black Sabbath e la loro discografia come punto di partenza, confinando però il tutto nell’introduzione, lasciando così entrare in questa speciale lista quanto di meglio sia stato prodotto dopo gli album dei Black Sabbath appunto. Per i suoi 100 l’autore antepone un distinguo per lo stoner, specificando che per quanto lo stoner sia imparentato col doom, la natura e caratteristiche delle band del primo genere vivono di un ‘tributo’ all’erba oppure all’elemento cosmico; inoltre queste spesso compongono dal vivo, cioè derivando negli album quelle che sono jam estemporanee. Nello stoner lo spazio è un tema abbracciato a più riprese, di conseguenza molti elementi di stile sono presi da Hawkwind e Pink Floyd. L’autore esclude così sommariamente le stoner band, ma a quanto pare queste e quelle heavy-psych un giorno saranno protagoniste di un suo nuovo volume. Tuttavia da questa disamina non vengono, e giustamente, escluse band comunque imprescindibili che di proprio hanno sia elementi doom che stoner, come gli Sleep ed Electric Wizard.

Tra i 100 migliori ovviamente “Draconian Times” dei Paradise Lost, “King of the Dead” dei Cirith Ungol, “Serenades” degli Anathema, “Into Darkness” dei Winter, “Pentagram” dell’omonima band, per citare alcuni full length che in una lista del genere vi entreranno per sempre d’obbligo. Ad ogni modo anche “Alkahest” di Paul Chain, “Pink” dei funambolici Boris, “Deliverance” degli intermittenti, in fatto di genere musicali suonati, Corrosion Of Confomity trovano la giusta collocazione, che è quanto poi avviene con “Catharsis” dei spirituali Yob, “As Heaven Turns to Ash…” delle meteore Warhorse oppure “Variations On a Theme” dei Om, band del dopo-Sleep.

Ogni scheda consta dei dati necessari, come anno di pubblicazione ed etichetta, copertina, tracklist e formazione dei musicisti che lo hanno registrato. In fondo all’analisi degli album anche una piccola discografia consigliata della band in questione, utile per non dimenticare altri pilastri importanti sia delle band stesse che del genere. Se 100 album vi potranno sembrare pochi, in fondo al volume ecco una lista aggiuntiva con altri 50 album da ascoltare. Poi non resta che il vostro orecchio e il vostro giudizio personale, ma almeno Cerati vi indica cosa ascoltare!

(Alberto Vitale)