(Iron Shield Records) Resto sempre colpito quando una band si definisce ‘true heavy metal’, e poi non lo è, per songwriting, produzione o altro. Gli us metallers Dragonlore esordiscono con un disco che definirei più che altro heavy/power metal, vagamente alla Helstar ma influenzato pure da King Diamond, eppure ‘macchiato’ da una produzione zanzarosa e imprecisa per nulla adatta al genere. La titletrack ci pone di fronte allo stile canoro strillato e sornione di Joe Lawson: chi scrive non è stato convinto, il brano ne esce penalizzato. “At the Mercy of Kings” si sposta quasi su territori Iced Earth, ma sempre senza risultati memorabili; meglio l’arcigna “Destroyer of the Undead”, e anche la lunga e oscura “Hand of the Gypsy”, ovviamente se sopportate Joe, ha dei momenti dark (a volte heavy/doom) di un certo peso. Poi però in “Witchunt” il singer esagera, mi sembra oggettivamente, con il falsetto, e anche “Tomb of Aalu” si riduce ad essere una cantilena poco coinvolgente. “Lucifer’s Descent” è un disco disordinato e acerbo: c’è qualche elemento interessante, e non nego che alcuni estimatori dell’us metal più arcigno possano trovarlo godibile… ma a mio giudizio serve fare di più.

(René Urkus) Voto: 5,5/10