(autoproduzione) Opera intensa che va ben oltre il poco noto nome di Adrian Tăbăcaru (tastiere e batteria dei progressive death metallers romeni Taine). Adrian si è ispirato e basato sul poema “Luceafărul” (‘Lucifero”, ndr) di uno dei maggiori poeti del suo paese, forse più esoterico del monto, ovvero Mihai Eminescu. E fin qui la storia sembra normale: ma Adrian non ha una band, non ha nemmeno formato una band per creare l’opera, piuttosto ha invitato una vasta schiera di musicisti e attori, sia connazionali che inglesi, spaziando tra voci cantate e recitate, vari strumenti (violini e violoncelli, fiati, chitarre, bassi) fino a coinvolgere il mitico Costin Chioreanu, l’artista visuale che può vantarsi di aver firmato lavori per bands quali Ihsahn, At the Gates, Opeth, Arch Enemy e Leprous (Costin è anche un musicista, recentemente ha pubblicato l’ottimo “Afterlife Romance” in compagnia di Sofia Sarri, recensione qui). L’opera è il culmine di un massiccio lavoro di composizione che ha coperto ben quattro anni (dal 2014 al 2018) e vuole mettere in scena e musica l’opera di questo misterioso poeta vissuto in Romania dal 1850 al 1889, il quale rappresenta una sfida per studenti e studiosi moderni, i quali cercano di capire la reale dimensione del suo lavoro: sembra che i suoi poemi, molto belli e curati, fossero seguiti da messaggi sofisticati comprensibili solo a degli ‘iniziati’, in quanto certe sue conoscenze (specialmente relative all’universo) erano marcatamente avanzate per la sua epoca. I suoi poemi anticiparono la teoria della relatività di Einstein, oltre che toccare argomenti come cunicoli spazio-temporali, energia e teorie della materia, tanto che nemmeno oggi si riesce a capire come questo artista possa aver descritto in quegli anni cose di tale complessità scientifica. Prima della musica, la rock opera rivela un possente lavoro di traduzione letteraria (a cura di Dimitrie Cuclin), in quanto l’obiettivo essenziale era non perdere la resa ed i significati poetici (e non) nella trascrizione inglese delle parole del poeta, cercando quindi di mantenere anche la sorgente lessicale ed i significati originali, incominciando proprio dal titolo (“Lucifer” per “Luceafărul”): non il diavolo come comunemente concepito ma un principe della luce simbolizzato da una stella. L’album si colloca a cavallo tra musica e teatro: un confine molto labile, molto sottile… e forse è la definizione ‘rock opera’ contenuta nel titolo a spiegare nell’essenza il contenuto di questo suggestivo lavoro. Provocante, teatralmente introduttiva e dal gusto vintage la strumentale ”Exordium” posta in apertura. Con la title track “Lucifer” entrano in gioco le voci dei personaggi, spaziando dal voci rock a growl, fino ad una quasi recitante tonalità che invita ma allo stesso tempo inquieta. Voci femminili di cristallina bellezza, circondate da ambientazioni musicali celestiali con ”Longing for the Star”, in una progressione invitante e ricca di pulsazione. Puro prog con “Intermezzo”, palcoscenico di un teatro oscuro con ”Beyond Infinity”. ”The Long Way Home” è dannatamente tetra, un rituale occulto degno di bands come i Death SS. Esplosione di suoni in chiavi prog metal con ”Asking The Void”, un altro brano che mette a confronto sensuali voci femminili con growl di infernale essenza. Provengono da un cosmo surreale collocato in una dimensione esoterica i suoni di ”Antithesis”, mentre ”A Valediction – Forbidding Mourning” è un brano importante in quanto il testo è un poema metafisico del poeta inglese John Donne: un testo personale (parla del suo divorzio) ma qui collocato per descrivere l’unione spirituale di due amanti anche dopo la separazione fisica; musicalmente il brano è un caleidoscopio geniale di stili, dalla delicatezza del prog alla brutalità di un black/death metal rabbioso e ricco di odio, fino a divagazioni metal ancora una volta con gusto cosmico. Baritoni e bassi con la liturgica ”Conclusio”, una marcia funebre ricca di luminosa malinconia con ”Celestial Funeral”, mentre tutto dissolve verso amore (uno degli argomenti principali dell’intera opera) e dolcezza con la conclusiva “Singularity”. Album che ipnotizza ed attrae. Che cattura ed esige attenzione, un’attenzione che è impossibile non concedere. Un lavoro maestoso, radicato su una incredibile complessità proposta in una destabilizzante ed efficace semplicità. Un’opera che oltre a recare anche la firma di Jens Bogren (Amon Amarth, Amorphis, Borknagar, Dark Tranquillity, Dimmu Borgir, Enslaved, Hail Spirit Noir, Ihsahn e tantissimi altri) per quanto riguarda la produzione è proposta in forma GRATUITA. È possibile scaricare musica, testi, documenti, immagini (copertina del lavoro e di ogni scena dell’opera con relativo testo della storia sulla quale i testi sono poi basati) o consultare tutte le informazioni o la lista degli artisti dal sito www.lucifer-rockopera.com … oppure godersi questi favolosi tre quarti d’ora con le incantevoli sequenze di Costin!

(Luca Zakk) Voto: 10/10

Cast:

Eugen Brudaru – Vocals, come Hyperion
Maria Hojda – Voce, come Cătălina
Răzvan Krivach – Voce come Cătălin
Iustinian Zetea – Voce, Basso
Dominic Cristea – Voce, Baritono
Laura Mihăilă – Voce
Dragoș Crețu – Voce
Andrei Ionescu – Backing Vocals
Andrew Pleavin – Narratore
Olimpia Mălai – Angels
Raluca Stratulat – Violino, viola
Andreea Țimiraș – Violoncello
Adrian Buciu – Flauto
Sebastian Burneci – Tromba
Constantin Urziceanu – Clarinetto
Sergiu Dan Feier – Oboe
Petre Iftimie – Chitarra
Andrei Popa – Chitarra
Alexei Nichiforof – Basso
Adrian Tăbăcaru – Batteria, Tastiere
 
Musica: Adrian Tăbăcaru
Video: Costin Chioreanu
Libretto: Ioana Ieronim
Traduzioni: Dimitrie Cuclin
Mix e master: Jens Bogren /o Fascination Street Studios, Svezia
Consulente letterario: Anișoara Moraru