(Century Media Records) È il trentesimo anno di vita dei Body Count, nel quale mettono a segno “Carnivore”, album degnamente in linea con la loro produzione degli anni 2000. Un album non inferiore al precedente e dunque ottimo “Bloodlust” (QUI recensito), anche grazie al contributo di molti esterni alla band: Amy Lee (Evanescence), Dave Lombardo (ex Slayer), Jamey Jasta (Hatebreed) e Riley Gale (Power Trip). Da contare anche la cover “Ace of Spades” dei Motörhead, canzone che fa sempre bella figura a prescindere da chi la esegua. Il rap metal di Ice-T e soci è possente, mai del tutto veloce e con riff ben definiti. Si ascolti in tal senso “No Remorse” che tocca anche punte di groove metal. L’atmosfera dei pezzi dei Body Count è da sempre un po’ oscura, per quanto la loro musica sappia essere trascinante. Come nel caso della nuova versione di “Colors”, un vecchio brano di Ice-T e colonna sonora di un omonimo film, che conserva appunto quella sua patina mesta, nonostante l’imperioso muro sonoro e ritmico che trasformano interamente il brano. In “When I’m Gone” si capisce da subito che quel ritmo lento e scandito sono i Body Count e quel contrappunto vocale del ritornello è Amy Lee. Un po’ come mettere due marchi di fabbrica insieme, operazione che lascia capire con semplicità quando è l’uno e quando c’è l’altro! Jamey Jasta degli Hatebreed si cala perfettamente nella realtà Body Count con la canzone “Another Level” che possiede qualcosa degli Slayer, un modello caro ad Ice-T. Riley Gale dei Power Trip contribuisce a mettere pepe in “Point the Finger”, brano più spinto del lotto di pezzi di “Carnivore”, insieme ovviamente a “Ace of Spades”. “The Hate Is Real” invece rompe gli schemi e vive di una serie di soluzioni affatto preventivate, come anche l’opener e title track. Francamente, il registro compositivo dei Body Count inizia a ripetersi in “Carnivore”, al contempo non però perde di fibra, forza, spessore. Le chitarre di Ernie C, solista, e Juan Of The Dead edificano un muro del suono e lo si sente scandire mitragliate di accordi che pompano con forza. Ill Will è batterista puntuale, adatto in ogni situazione e passaggio, lanciando il giusto pattern ritmico senza eccessi di sorta. La copertina è di Zbigniew Bielak, lo stesso autore grafico per Ghost, Mayhem e altri, il quale ha offerto un’immagine ben meno anonima rispetto a quella di “Blooodlust”.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10