Da Martin Mendez, bassista degli onnipresenti OPETH, nascono i WHITE STONES, un progetto solista death metal. Di recente è stato annunciato l’album di debutto intitolato “Kuarahy” (pronunciato Kwa-Ra-Hee) in uscita il 13 marzo 2020 e oggi Martin Mendez svela maggiori dettagli sulle origini della band.“Il nome WHITE STONES è preso dal luogo in cui sono cresciuto a Montevideo, in Uruguay”, spiega Martin. “Ho vissuto là fino a quando non mi sono trasferito in Svezia nel 1996, all’età di diciassette anni. Durante la tua giovinezza in qualche modo formi la tua base come individuo. Una base per la persona che sarai il resto della tua vita. Quindi ho molti momenti e ricordi importanti della mia vita accaduti in quel posto. Ora, anche se sono stato via e sono vissuto in luoghi completamente diversi per quasi 24 anni, formando la mia vita e la mia famiglia molto lontani da lì, riesco ancora a sentire la connessione e l’importanza di quel posto per la mia anima. È stato lì che ho scoperto la musica pesante, qualcosa che ha avuto un impatto nella mia vita. Ho amato la musica fin da quando ero un bambino, sono cresciuto in un posto dove la radio era accesa tutto il giorno, ma la prima volta che ho sentito il metal fu speciale. Avevo circa undici anni, era come se fossi stato posseduto dal suono e in quel momento sapevo che sarebbe stato parte di me per il resto della mia vita. Lì ho iniziato a suonare il basso, all’incirca alla stessa età, passando ore e ore in una stanza facendo pratica e sognando che sarebbe stato bello registrare un album un giorno…

Il mio obiettivo non è mai stato quello di diventare una rockstar o di far parte di una band famosa. Partecipare a un disco era assolutamente la cosa più stravagante che potessi sognare. Ma ricordo quanto mi piacesse suonare, l’avevo dentro di me. Come una forza importante che non riuscivo a controllare. Quando ho iniziato a suonare, ho perso interesse per tutto ciò che stavo facendo in quel momento. Soprattutto due o tre anni dopo, quando ho iniziato a suonare con delle band, la prima delle quali con i miei cugini. Facevamo le prove all’interno del posto di lavoro di mio nonno che era vicino a casa nostra, un’officina per falegnami.

Lavoravo anche lì, fino a quando mi sono trasferito, quattro ore ogni mattina. Quindi passai molte ore circondato dall’odore del legno in quegli anni. È un posto pieno di ricordi per me, e questo è un disco nostalgico. Ecco perché ho chiamato la band WHITE STONES. Un omaggio ai miei ricordi. Nel luogo in cui ho imparato il più importante dei miei valori. Il prossimo album potrebbe essere diverso, ma questo è qualcosa che sento di aver bisogno e che volevo fare, e mi sento molto fortunato di poter riflettere su quei tempi in questo modo”.

I pre-ordini di “Kuarahy” in CD, LP e digitale sono attivi QUI.

Copertina e tracklist:

1.Kuarahy (1:24)
2.Rusty Shell (4:25)
3.Worms (3:57)
4.Drowned In Time (5:17)
5.The One (4:34)
6.Guyra (4:45)
7.Ashes (4:04)
8.Infected Soul (5:59)
9.Taste Of Blood (4:10)
10.Jasy (2:48)

Il processo creativo dell’album di debutto dei WHITE STONES “Kuarahy” è iniziato nell’anno di pausa che si sono presi gli OPETH dopo il tour di “Sorceress”, per rilassarsi esplorando nuove strade della creatività. Inizialmente questo è tutto ciò che avrebbe dovuto essere. “Ho sempre scritto musica a casa, ma non ho mai avuto fiducia in me stesso tale da realizzare qualcosa del genere”, afferma Mendez. “Non ho mai scritto una canzone, non ho mai presentato a Mikael (Åkerfeldt, cantante / compositore degli Opeth) qualcosa che ho scritto “, continua. “Non avevo nessuna direzione, mi è venuta in mente la prima canzone per divertimento. I WHITE STONES non hanno nulla a che fare con gli OPETH, non vedo alcuna relazione tra i due. Ho fatto ascoltare ‘Kuarahy’ a Mikael qualche mese fa, gli è piaciuto molto ed è stato felice per me. Tutti nella band hanno progetti paralleli, è importante. Suoniamo in giro così tanto che puoi esserne consumato; è stato davvero bello fare qualcosa di diverso. I WHITE STONES hanno rinnovato la mia forza ed energia”.

Chiamato come il luogo di nascita in Uruguay, il disco rappresenta un ritorno alle sue origini, sia famigliari che musicali, esplorando strade degli antenati dimenticate attraverso uno stile musicale che resta il suo vero amore, il death metal. “Mi sento ancora molto legato all’Uruguay. Ho voluto scrivere musica legata ad esso: ho trasformato il sole presente sulla bandiera dell’Uruguay nel logo dei WHITE STONES; Ci sono un sacco di piccole cose che legano il disco a quel luogo. ‘Kuarahy’ nella lingua dei nativi uruguayani significa ‘sole’”, spiega Mendez.
“Kuarahy” è stato registrato ai Farm Of Sounds studios di Barcellona e prodotto da Martin Mendez stesso, mentre Jamie Gomez agli Orgone Studios nel Regno Unito si è occupato di mixaggio e masterizzazione.