(Rockshots Records) La trilogia è completa: dopo “In the Name of the Father” e “In the Name of the Son”, Enzo Donnarumma ci porta nel regno dello Spirito, spostando l’asse del sound sempre più verso il rock e la new age. La cartella stampa è abbastanza avara di informazioni, ma dalle foto promozionali vedo che gli ospiti coinvolti sono pressappoco gli stessi, da Mark Zonder a Ralph Scheepers a Marty Friedman: un gruppo ricchissimo di alfieri del christian metal! Vediamo allora gli highlights della scaletta. “Nothingness (It’s Everyone Fate)” mescola suggestioni world music, atmosfere mediorientali e arcigni passaggi progressive, per un insieme riuscito e a tratti proprio originale. Frenetica nei suoi riusciti contrasti “The Bronze Age”, ariosa “Try to put in Pit the Fear”, con un chorus lunghissimo che forse rende alcuni passaggi un po’ sovraccarichi. Ha degli elementi vicini al gospel “To every Chest”, mentre torna a elementi world “Just my Heart the Blame”, con cori che hanno invece una atmosfera africana. “I’ll add more” ci porta in territori soundtrack, con melodie sognanti e passaggi vocali ben gestiti; positivo e a tratti trionfante il symphonic/prog di “Last Weep”, mentre appaiono poco funzionali, per la loro estrema disomogeneità con il resto del disco, i passaggi extreme metal di “Psalm 13 (Tell me)”, brano peraltro anche molto lungo (otto minuti) e dove l’equilibrio del disco, a parere di chi scrive, in parte si infrange. Il miglior refrain del disco sta nell’ispirata “Echo”, il cui crescendo prende ed emoziona; anche questo disco, come i due precedenti, viene chiuso da una rock ballad di classe, stavolta chiamata “The Silence speaks for us”, charmante conclusione di questa affascinante trilogia. Ancora complimenti ad Enzo per il coraggio e per le sue capacità: a parte i rarissimi momenti in cui, a mio parere, ha ‘esagerato’ con le commistioni, il suo Glory Ensemble ha prodotto musica di altissimo livello!

(René Urkus) Voto: 7,5/10