(Century Media Records) Dal 1997 a oggi la band tedesca ha tracciato un percorso importante, diventando un riferimento nel campo del metalcore/melodic metal. Gli Heaven Shall Burn sono dunque giunti in un momento della propria carriera nella quale tra le tante opportunità da cogliere, c’è stata evidentemente quella di pubblicare un doppio album con tanto di concept a corredo. Nella sua versione deluxe c’è anche un DVD a corredo, con un documentario di 80′ non visionato da chi scrive. I tedeschi per “Of Truth and Sacrifice” sono partiti dal presupposto di tenersi lontani dal discorso di comporre e poi registrare tenendo in mente la sola data di pubblicazione. Prendersi il proprio tempo, quello necessario, e magari cogliere aspetti nuovi del loro essere una band. Al netto della sincerità “Of Truth and Sacrifice” appare debole per almeno quattro aspetti. Il primo è la durata, oltre 97′ distribuiti in diciannove pezzi. Per quanto tutti i musicisti abbiano bisogno di un tempo X per esprimere la propria visione delle cose, quanto ha senso in un’epoca dove la gente compra meno CD e sempre più singoli pezzi sparsi in formato digitale un album di questa portata? Un discorso del genere non vale solo per chi pubblica 97′ di musica, vale anche per chi pubblica lavori da 55′ ad esempio. Pur concedendo che i ragazzi della Turingia abbiano avuto l’esigenza di sviluppare al meglio e al massimo possibile le sfumature di un messaggio, viene però da chiedersi quale sia il suo peso. Ecco dunque il concept, il secondo dei quattro aspetti summenzionati. Tratta quanto sia difficile oggi giungere alla verità in un tempo di fake news, se non con il solo sacrificio. Tema attuale, ma se l’obiettivo era di realizzare un “Quarto Potere” (un film che dura due ore) motivando, secondo le parole di uno dei due chitarristi, Maik Weichert, che spiegasse come «non vi è alcun progresso nella degenerazione della capacità dell’umanità di pensare in modo indipendente, di comprendere i fatti, di trasformare i fatti in conoscenza e di cementare la conoscenza in saggezza» attraverso 97′ di metalcore, la cosa diventa molto pesante per chi ascolta. Secondo i HSB sarà «necessario un ‘sacrificio’ per garantire la vittoria sull’oscuramento e lo stupore dell’umanità», perché notano che «oggi così tante persone parlino di ‘fatti alternativi’ e di ‘opinioni’ in luoghi in cui solo la verità è la cosa reale». Nella possibile vastità di un concetto attuale e conseguentemente tradotto con prolissità in musica, tutto porterebbe a pensare che nell’arco di tempo di “Of Truth and Sacrifice” i suoi autori abbiano introdotto delle nuove coordinate musicali. Niente affatto! Il terzo appunto da muovere è che gli Heaven Shall Burm fanno gli Heaven Shall Burn in brani come “Übermacht” o “Eradicate”, “Children of a Lesser God”, per esempio, e senza nulla aggiungere a quanto già udito nella loro arte. Da questa riconferma di se stessi, anche i momenti traslati dal loro tipico suonare sono situazioni estemporanee, come “Expatriate”, dove una sezione di archi e pianoforte prendono la scena, per una manciata di metal disposta in un particolare momento del pazzo e poi sparire. Anche il curioso e simpatico EBM di “La Résistance” spunta come un’improvvisata per poi lasciare il posto alla ormai canonica reputazione metalcore della band. L’album è diviso tra due sezioni, il disco “of Truth” e il secondo “of Sacrifice” e nei due la band stiracchia dei pezzi, ne infuoca e arrabbia qualcuno, ripetendo tutti i propri cliché. Al contemplo nelle fasi meno Heaven Shall Burn il risultato è quello di un brodino che serve ad allungare il tutto. Si prenda l’orchestrale “The Ashes of My Enemies” ad esempio. Il quarto aspetto di questa analisi dell’album è un semplice tirare le somme sulle idee. La band si è spinta a scegliere simili argomenti, che sono certamente qualcosa di sentito, di voluto e probabilmente frutto dell’osservazione quotidiana della nostra società. Lo si rispetta, però un album doppio basato su un concept dovrebbe avere si un’unità, un’omogeneità ma soprattutto una consequenzialità nei brani. L’unico elemento di omogeneità è il metalcore e giustamente, visto che è quanto la band ha sempre suonato. La perplessità è sul fatto che i cinque musicisti e chi li ha affiancati, non siano stati in grado di inserire elementi nuovi, mutando il proprio songwriting e arricchendo il proprio suonare. Francamente una sezione di archi per approntare un paio di brani, più uno in stile Neue Deutsche Härte è davvero poca roba. Anzi, a conferma di ciò per Marcus Bischoff è forse giunto finalmente il momento di iniziare a usare soluzioni canore diverse dal solito. Or bene, va riconosciuto che il secondo disco è molto più avvincente del primo. Ecco, magari scorporando almeno un paio di pezzi dal secondo, sostituendoli con un paio ottimi del primo, poteva venire fuori un buon album, con un suo concept intrinseco. Sarebbe stato qualcosa di canonico, ma almeno onesto e affatto pretenzioso. Al contempo “Of Truth and Sacrifice” avrebbe avuto qualche sezione meno ripetitiva, dovuto certamente a qualche riempitivo stiracchiato di troppo. Perché il problema forse è che se ti togli dalla testa l’ansia della data di pubblicazione per lavorare tranquillamente, poi ti incarti da solo nel tenere a mente il copione del tuo concept da rispettare. Per concludere, nel concept c’è anche spazio per una cover e chissà se c’era da ricoprire ancora un argomento e mancava la materia… È “Critical Mass” dei Nuclear Assault.

(Alberto Vitale) Voto: s.v.