(Reaper Entertainment) I Metal Church pubblicano una raccolta appetibile per i devoti del thrash metal. Il genere prospera, anche nel 2020, sia con le nuove leve che con gli capitoli discografici di band storiche. I Metal Church sono classe 1980 e dunque fanno parte della seconda categoria. “From The Vault” raccoglie sedici canzoni, delle quali quattro inedite o riregistrate: “Dead on the Vine”, “For No Reason”, “Conductor” e “Above the Madness”. Cinque nate durante l’ultimo album in studio dei Metal Church, “Damned if You Do” del 2018. A queste se ne aggiungono due pubblicaste come bonus track nell’album “XI” (“The Enemy Mind” e “The Coward”), precedente a “Damned if You Do”, nel 2016. Inoltre “Fake Healer” ma con la partecipazione di Todd La Torre dei Queensrÿche – l’originale è edita nell’album “Blessing in Disguise” del 1989 – e la versione del 2015 di “Badlands”, allora pubblicata come singolo. Tre le cover: dei Nazareth “Please Don’t Judas Me”, di Sugarloaf “Green Eyed Lady” e Ram Jam “Black Betty”. Nei quattro brani che aprono la compilation c’è la ripresa del classico “Conductor”. Seguono “Mind Thief”, “Tell Lie Vision”, “False Flag”, “Insta Mental” e “432hz”, appunto del periodo di “Damned If You Do” e si dimostrano canzoni in linea con quanto ascoltato nel full length, fatta eccezione per la frizzante “Insta Mental” e la completamente acustica e riflessiva “432hz” perché totalmente strumentali. Un tipo di composizione che le band metal, soprattutto quelle thrash e power thrash metal, hanno colpevolmente perso di vista da decenni. Assolutamente piacevoli le tre cover, nonostante i Metal Church facciano un lavoro epocale in “Please Don’t Judas Me”. Per il popolo i soldi restano sempre quelli e di album da comprare che hanno lasciato il segno ve ne sono a migliaia, però quelli che danno concretamente qualcosa all’ascoltatore, continuano ad aumentare e forse “From the Vault” è tra questi.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10