(Nuclear Blast Records) Adoro avere ragione. Quando recensii “Medusa” (qui) non solo dichiarai che iniziava a non aver più senso recensire la band inglese, ma immaginai il divertimento di Nick, Greg e compagni nel leggere l’ennesima opinione ufficiale o proveniente dai ‘social’ di gente che affronta altrettanto ennesimo loro disco, costantemente imprevedibile ed in controtendenza, sempre e comunque inaspettato. Comparato con gli ultimi due album, “Obsidian” ovvero il sedicesimo capitolo, è un autentico capolavoro: fruibile, potente, oscuro, decadente, energetico, melodico e dannatamente travolgente. “Darker Thoughts” porta i ricordi a “One Second”, ma anche al doom più tagliente dei primi album, in un incrocio stilistico stupefacente. Dramma e malinconia con la monolitica “Fall From Grace”, canzone pesante con il growl di Nick che tuona profondo, alternandosi al famoso inquietante e suggestivo clean. Dark synth esaltante con “Ghosts”, brano irresistibile, tetro, preoccupante e minaccioso avvolto in una dimensione melodica immensa, con un ritornello dal meraviglioso sentore dark. Ancora dualità tra dramma melodico con voce clean ed eccessi pesantissimi che esplodono in un turbinio di ombre dipinte con le più impenetrabili sfumature di nero. Puro metallo gotico con “Forsaken”, incalzante, glaciale, pulsante ed accecante. Su “Serenity” Nick esalta la sua voce e in un certo senso porta alla mente i Satyricon. Sentimenti tristi, ma anche arrabbiati e negativi con la cristallina “Ending Days”, altro brano coronato da un assolo superlativo. Sentimentale ed elettrizzante “Hope Dies Young”, mentre la conclusiva “Ravenghast” offre un doom pesante tra il barocco ed il gotico lacerante. Vocals concepite con intelligenza. Melodie immense, assoli favolosi, atmosfere ciniche… allo stesso tempo ricche di calore ma irrigidite da un freddo polare. I fans di qualsiasi delle varie epoche dei Paradise Lost non devono temere “Obsidian”. Anzi! Preferenze per i primi album? Qui ci sono. Amore smisurato per la fase synth pop? Quell’atmosfera goth qui non manca di di sicuro. Chi adorava le mezze misure, il mezzo doom, il mezzo death… e quelle varianti progressive, con “Obsidian” viene ampiamente appagato. C’è poco da dire: questi sanno fare il loro mestiere, lo sanno fare molto bene e, grazie ad una line-up immutata praticamente da sempre (solo i batteristi si avvicendano), ecco la forza di una dimensione mentale unita e compatta che si fa sentire, con potenza, con forza ed insuperabile qualità!

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10