(Reaper Entertainment) In questo secondo album i Voodoo Gods si ripresentano con la voce di George “Corpsegrinder” Fisher (Cannibal Corpse), oltre alle due fantastiche chitarre, di Viktor Smolski, solista, e Jacek Hiro (Almanac e Rage il primo, Sceptic e Dies Irae il secondo), mentre la sezione ritmica è suddivisa tra la batteria di Alex von Poschinger e il basso di Jean Baudin. La storia dei Voodoo Gods inizia con un EP nel 2008, al quale collabora Nergal (Behemoth), con uno dei fondatori Seth van de Loo (cantante, ha militato in diverse band, tra i quali Centurian, Severe Torture e vanta anche un periodo nei Deicide). Anche Mike Browning (Nocturnus) e Davis Shankle (rinomato turnista e sessionman) hanno suonato in quell’EP intitolato “Shrunken Head”. Nel primo album “Anticipation for Blood Leveled in Darkness” del 2014, arriva Fisher e resta ovviamente in formazione anche van de Loo, ancora nella band. Oggi i Voodoo Gods sono l’espressione del death-thrash metal, suonandolo in maniera ordinata e prog. Vista la caratura di chi è coinvolto nel progetto, si odono sprazzi di tecnica non trascurabili. Eppure i pezzi non vedono sezioni complicate, ma al contempo risultano slegate tra di loro. I momenti dei vari assoli e fraseggi di sorta, rappresentano i momenti di spicco e caratterizzanti. Il resto è una pulita manifestazione di un mutevole sound roccioso e cementato dal groove, privo però di melodie memorabili. La band nasce a Tampa in Florida, un luogo mitologico per il death metal, eppure non presenta uno schema prefigurato e contemporaneamente non si prende una sua forma definitiva. C’è una varietà discreta in “The Divinity of Blood” tra i riff e ritmi, con i secondi forse meno d’impatto a causa di una batteria poco ‘genuina’ in fatto di suoni. Alla resa dei conti l’album risulta sempre manchevole di qualcosa. I Voodoo Gods per esempio brillano negli assoli, sempre di pregio, ma nel resto si ha l’impressione che sia tutto un gradino più in basso.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10