(InsideOut Music) Con “Vector” uscito meno di due anni fa (recensione qui), gli inglesi Haken avevano confermato uno status di assoluta genialità e sconvolgente imprevedibilità. Con il nuovo “Virus” l’evoluzione assume una forma strana e l’ascoltatore viene travolto da un flusso sonoro unico, tagliente, capace di saltellare tra i generi musicali con incredibile noncuranza, scioltezza e spaventosa abilità. Un esempio brutale del libertinaggio artistico degli Haken emerge con la opener “Prosthetic”, canzone con molto metal, e per metal si intende dal death al black sinfonico… divagando poi verso dark wave e goth, ma evidenziando anche connotati di matrice prog/power! Decadente ed oscura “Invasion“, una malinconia che porta la mente verso Leprous ed i migliori Katatonia. La lunghissima “Carousel” è un capolavoro unico: prog metal, heavy metal, jazz, guitar virtuoso, linee di basso da infarto, ambientazioni apocalittiche, linee vocali superlative. Suggestiva, tetra ed intima “The Strain”, riuscitissima, molto tecnica e provocante “Canary Yellow”. La seconda parte dell’album si srotola attraverso i cinque capitoli di “Messiah Complex”: graffiante il primo, “Ivory Tower“, ultra tecnico il secondo, “A Glutton for Punishment”, seguito dall’invitante “Marigold”, un brano che poi esplode in una tecnica furiosa che forse solo i Dream Theater hanno saputo esprimere in passato. Ricca di imprevisti e colpi di scena favolosi “The Sect “, il quarto capitolo, prima della potentissima “Ectobius Rex”. In chiusura dell’album “Only Stars”: malinconia, tristezza, un breve ma marcato addio dal sentore cosmico disperso tra remote galassie. Magia. Pura alchimia musicale. Una formula misteriosa che solo gli Haken sanno pronunciare per dare vita ad una entità sonica infinitamente complessa ma capace di una fruibilità immediata destabilizzante!

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10