(Pride & Joy Music) Qualche anno fa, si diceva di quanto fosse saturo lo scenario del power metal: oggi forse è il turno del gothic/symphonic… fra le tantissime formazioni che si affacciano al mercato, e che non demeritano assolutamente, ma si ritrovano nella difficoltà di farsi notare, ci sono i portoghesi Glasya, che con “Heaven’s Demise” propongono il loro debut. Nightwish ed Epica sono le due maggiori influenze nella traccia che dà il titolo all’album: la commistione, per quanto naturalmente non originale, si fa apprezzare. “Coronation of a Beggar” ha invece i toni vagamente folk dei Visions of Atlantis; la traccia autotitolata spinge al massimo le capacità operistiche della singer Eduarda Soeiro, che poi si lancia in vocalizzi vertiginosi anche in “Eternal Winter”… ma si ricicla un po’ in “No Exit from myself”. “The last dying Sun” si apre a imponenti momenti da soundtrack, il pomposo strumentale conclusivo “A Thought about you” non è indispensabile. Un disco onesto, ma al quale manca, a modesto parere di chi scrive, il ‘quid’ che fa la differenza.

(René Urkus) Voto: 7/10