(Heavy Psych Sounds Records) Da Rennes, la capitale della Britannia in Francia, saltano fuori quasi dal nulla questi Orgöne, i quali annientano la scena con un debutto impattante. Space rock? Anni ’70? Sludge/stoner? Prog? Avant-garde? È molto difficile classificare questa band composta da francesi e capitanata da una vocalist, Olga, di origini polacche. L’obiettivo risulta difficile in quanto la tecnica è sopraffine, così com’è intensa quell’aura eterea, ingoiata da nebbie avvolgenti, dense e probabilmente tossiche. Un debutto che non scherza, visto e considerato che la durata della release si colloca sull’ora e venti, dando vita ad un sensuale doppio LP… di fatto l’unico supporto che possa pienamente associarsi all’essenza della band! Pochi convenevoli: “Erstes Ritual” apre occupando venti minuti di musica che viaggia lontano, assorbendo il miglior prog anglosassone, abbracciando teorie mediorientali, mentre Olga rende tutto più venefico, più tosco, più… perverso. Impattante la “Soviet Suit”, divisa in sensuali capitoli, come la corrotta e brillante “Requiem For A Dead Cosmonaut” o l’intima “Soviet Hot Dog (Le Tombeau de Laïka)”. “East Song” regala un tocco ecclesiastico e futuristico. Contorta e senza confini “Ägyptology”, mentre “Mothership Egypt” girovaga verso ogni orizzonte, tanto che l’antica terra incontra l’infinito spazio, il proto-digitale incontra l’organico, il rock s’abbandona a tradizioni folk. Titolo geniale per “Rhyme Of The Ancient Astronaut”, genio che diventa schizofrenia nello sviluppo del favoloso brano, prima del feeling decadente e doomy della conclusiva e lunghissima “Astral Fancy”. Deserto e melodia, polvere e spazio siderale, schiettezza e ambiguità destabilizzante la quale conduce verso caleidoscopi psichedelici senza fine, senza confine, senza un’apparente regola. Musica fruibile tanto quanto complessa. Ascolto dopo ascolto, ogni brano cambia i propri connotati, rivelando, svelando, offrendo, condividendo. Ipnosi, decadenza, genialità, tecnica, inquietudine e brillantezza: questo è “Mos/Fet”. “Mos/Fet”? Mosfet! ‘Metal–oxide–semiconductor field-effect transistor’: il paradiso del suono analogico, quello sporco, disturbato ed appartenente tramite un intimo legame ai solchi i quel meraviglioso vinile…

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10