(Indie Recordings) Spagna, 2015, idee, amicizia, un gruppo di persone che si unisce per dar vita ad una band, la quale debutta nel 2017 con “What We Left Behind” (recensione qui). A distanza di tre anni il secondo capitolo, con un nuovo cantante (ed autore dei testi), tornando con un concept orientato sulle vicende di qualcuno che attraversa momenti difficili, dominandoli e conquistandoli… la storia di molti di noi. Un death metal melodico contorto, capace di progredire, di offrire sfaccettature intense e assolutamente non prevedibili. Doomy, proggy, provocante e potente “Face the Thyrant”… e già qui viene evidenziata una produzione straordinaria che esalta ogni singolo strumento, rivelando linee di basso eccitanti. Death metal diretto con “Dunes of Desolation”, anche se il finale divaga verso teorie nuovamente prog, offrendo poi un assolo eccitante. Lenta e lacerante “Black Oceans”, misteriosa e coinvolgente “Ephemeral Lighthouse”. Pura arte con la favolosa strumentale “Chapter III: Descent”, prima del macigno conclusivo, il percorso suggestivo tracciato da “Katabasis/Chapter IV: Catharsis”. I Thyrant fanno un consistente passo avanti e regalano un disco che ingloba epoche lontane tra loro, stili agli antipodi ed una creatività artistica semplicemente strabiliante!

(Luca Zakk) Voto: 8/10