(Brutal Records) È caos questo album nel quale il death metal viene portato avanti in parte con coordinate thrash e groove metal ma soprattutto verso un suono saturo, sporco e dal quale emergono comunque melodie interessanti. Una nube di casino ed elettricità dalla quale emergono riff non distanti dalla tradizione heavy metal, forse dai Megadeth e gli Slayer dei loro primi cinque anni. Tuttavia resta del death metal aspro e lacerante. Arriva dall’Argentina e dunque dal Sud America, un luogo della geografia del metal nel quale questa musica assume forme emendate, codificate e spesso spregiudicate. Detto che i Draconis hanno un approccio ruvido nella resa sonora, si potrebbe definire di stampo noise, la composizione risente comunque di libertà nelle strutture quanto nelle melodie. “Anthems for an Eternal Battles” è irruento, grezzo, con fasi veloci spesso alterate, trasformate in sporadici rallentamenti o in mid tempo al più dall’aspetto heavy-thrash metal. Le chitarre sono tempesta, sono fulmini di note sature, a tratti cantilenanti nel produrre melodie tra fraseggi e un uso esacerbato del tremolo. Il cantato è un urlo arso e acuto che rende l’atmosfera ulteriormente esasperata. Gli arrangiamenti dei pezzi sono a tratti grossolani e l’alternanza tra tirate furiose di stampo death metal e spinte di carattere thrash metal, nel lungo periodo creano contrasti controversi sulla resa finale dei singoli brani.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10