fotoxmarianof(Mondo Studio Edizioni) Conobbi Mariano per caso e nel modo più ebete. Online. Ma non con l’amicizia su un social network, no, quello venne dopo. Era il 2007. Forse. Mi sembra di ricordare che comprai “In Sorte Diaboli”. Forse. Lo comprai su ebay. Dietro l’utente ebay c’era un negozio di Cassino, un certo Crash Store. Come sempre quando si compra online, sperai che andasse tutto bene. Andò tutto bene. Comprai molti altri CD dal quel negozio e, inevitabilmente, entrai in confidenza con il gestore… nonostante ci separi circa mezza Italia (chilometro più, chilometro meno). Restammo in contatto. Parlammo del passato. Del metal. Ci sono ancora in giro delle mail, o dei messaggi facebook (più recentemente) dove ci si raccontava di esperienze vissute. Parlavamo di musica. Poi Mariano è un po’ scomparso. Bah… la vita. Che ne so io di cosa fa uno a Cassino? All’epoca nessuno dei due scriveva per un pubblico. Oggi? io scrivo di musica. Mariano, invece, ha scritto un libro.  Un libro che mi coinvolge. Un libro che un po’ riassume le cose che ci raccontavamo con le nostre missive, e che rivela che cazzo di fine abbia fatto Mariano tra il 2011 ed il 2012, periodo di silenzio stampa. In qualche modo avevo capito che suonava con una band. Da come emergevano le informazioni sembrava una reunion di qualche band italiana storica della quale io ignoravo l’esistenza. L’ignoravo perché non è mai veramente esistita. Ma non era nemmeno mai morta. Sapete, se succede che uno di quarant’anni, un giorno, decida di mandare a fare in culo la sua vita (letteralmente) per imbracciare di nuovo la chitarra, andando a suonare in giro per l’Italia… allora che si tratti di Mariano il mio amico, o il Mariano-come-cazzo-si-chiama, la cosa non cambia, ma non può passare inosservata. Vedete, il rock è roba da strada. Non è roba da ufficio del cazzo, da resort cinque stelle, da giacca e cravatta per sfigati. Il rock è sporco, il rock è illegale, il rock è vagabondo. Ed il metal è l’esaltazione di tutte queste cose. Ma il rock è anche vita vera. La vita di merda di tutti i giorni: i turni in fabbrica, il capo che rompe i coglioni, il socio che rompe la minchia, il mutuo, le tasse, il governo ladro, le piccole gioie, le grandi delusioni. Ma voi credete che la star del metal famosa sia poi diversa da un coglione qualsiasi come me, come Mariano o come tutti voi?  E’ tutta gente che nasce, che cresce, che si sbatte, e che ha cazzi per la testa, e che prima o poi crepa. Le differenze? Il successo. L’esternazione. Il successo non è nulla di diverso dal fatto secondo il quale tu fai un lavoro schifoso mentre magari tuo cugino non fa un cazzo e prende il doppio di te. L’esternazione è il concetto secondo il quale la star divulga o meno la sua vita privata. Di solito, se lo fa, lo fa in maniera teatrale. Vende la sua storia, la rende dannata, e ci campa sopra. Altri musicisti la propria merda se la tengono in casa. Ma che sia merda pubblica o merda privata, sempre di merda si tratta. Mariano invece fa qualcosa di diverso: condivide. Racconta. Non ha nessuna intenzione di fare la star dannata, e non vuole nemmeno puntare alla biografia di una vita invidiata da molti. No. Lui scrive perché deve. Una specie di testamento, un qualcosa di dannatamente naturale e sincero. Vedete la merda di cui sopra ci accomuna. Per una band quei quaranta minuti su un palco sono l’estasi. Il resto? Tutte le cose schifose che sono il denominatore comune delle vite normali. Il mio amico Terence Holler direbbe “Io c’ho i casini”. Ce li abbiamo tutti. “Casini”, termine generico, ma dannatamente chiaro. Potete immaginare quanti “casini” una band, specie in Italia, debba affrontare per suonare quei quaranta minuti davanti a quattro gatti?  Ve lo garantisco: l’80% di voi non ne ha la minima idea (stima per difetto). E questo vale per tutti coloro che NON fanno qualcosa: semplicemente di quel qualcosa NON ne sanno nulla. Si pensa che la musica sia rose e fiori. No. A me dicono che scrivendo di musica campo. No. Anzi, non prendo un centesimo. Dicono che se fai l’imprenditore sei ricco. Non è detto. Io sono imprenditore. Lo è anche Mariano. Però chiedete a Mariano  come si campa a vendere CD nel 2013. Molta gente, quotidianamente, si dimentica di star zitta. Si dimentica di essere ignorante. “Non Siamo Rockstar” risolve il problema, facendo ciò che un libro deve fare: portare conoscenza, sconfiggere l’ignoranza. Volete sapere cosa fa un band al di fuori di quel concerto? Volete sapere come arriva alla location? Come se ne va? In che condizioni? Quanti soldi si guadagna per suonare in un locale? Volete capire bene come funzionano i supporter delle grosse bands internazionali? Sapevate che si paga per fare i supporter? Sapevate che per il metal si può rinunciare a tutto? Alla salute? Alla famiglia? Vi interessa sapere com’era il metal vent’anni fa? Volete sapere come (e se!) avreste letto queste righe agli inizi degli anni ’90? Volete sapere cosa erano le bands nell’epoca antecedente ai siti web o ai social network (si, sono esistite anche quelle epoche). “Non Siamo Rockstar” svela i retroscena. Svela il sudore, il marciume. Svela i prezzi. Non ci sono censure. Mariano svela il backstage della scena metal Italiana attraverso i suoi occhi che fissano lo scorrere di una linea continua sotto un’utilitaria che viaggia di notte dal fondo alla cima dell’Italia (e ritorno). Occhi che guardano oltre. Occhi ricchi di amore per una figlia e per un credo musicale. Occhi che catturano e mettono su carta. Attraverso le avventure della sua band, gli Housebreaking, regala al mondo questo piccolo capolavoro. Un libro che è un pugno in faccia. Qui non si parla di groupies, o di arene piene. Qui non si parla di milioni di dischi venduti o di dischi d’oro. Qui si parla di vita vera. Perché ogni cazzo di band che ascoltate è passata per queste vicende. Ogni band è un po’ Housebreaking. Ogni musicista metal è un po’ Mariano Fontaine. Perché, forse, ogni strada strada percorsa di notte è la vera casa del rock’n’roll.

(Luca Zakk)