cophacride(Indie Recordings) La nuova opera in studio dei francesi Hacride passa attraverso il supporto dell’etichetta norvegese di Cult Of Luna, 1349, Keep Of Kalessin e altri nomi ancora. I francesi lasciano dunque la connazionale Listenable per approdare in una casa discografica che offre un parco musicisti variegato, soprattutto ricco di formazioni che propongono suoni nuovi, sperimentali. Gli Hacride sono un esempio importante di un metal moderno e di carattere progressive, dove i ritmi spesso si scompongono, il riffing diventa volubile ma intrecciato in legami melodici cangianti e senza esporre una tecnica verosimilmente complessa. Sonorità rinforzate da una coltre di elettronica che aiuta a rendere i pezzi attuali e privi di qualsivoglia riferimento a sonorità passate, anche se il genere è indicativamente qualcosa a cavallo tra il thrash e il death metal. Piacevole lo scenario futurista, quasi cibernetico, glaciale. Il vero piacere di questo lavoro è “To Numb the Pain”, evocativa strumentale, “Requiem for a Lullaby”, rielaborazione acida di schemi dark e gothic metal. Forse lo è anche la canzone “Edification of the Fall”, rivisitazione di alcuni tratti caratteristici dei Tool, e “Synesthesia”, nella quale sono i Neurosis e i Cult Of Luna ad essere ripresi come ispirazione. Il resto? Al di sotto di ogni aspettativa. La tendenza ad urlare continuamente con rabbia da parte del cantato, l’uso di un riffing che alla fine dei conti è molto semplice pur con i suoi continui sussulti e aggiustamenti d’effettistica varia, l’accentuazione di un groove permanente. Sono sonorità ampiamente sfruttate e non solo dagli Hacride stessi, dunque è una specie di cane che si morde la coda questo “Back To Where You’ve Never Been”. Dopo quattro anni sarebbe legittimo aspettarsi qualcosa in più, ma ancora adesso non capisco se sono io a pretendere troppo o sono gli Hacride che ristagnano. Giudicate voi, io la mia opinione l’ho espressa.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10