copEDENBRIDGE(SPV/Audioglobe) Dopo circa tre anni di silenzio, dovuti – pare – a gravi problemi familiari e personali del leader Lanvall, ecco un nuovo disco, l’ottavo, degli austriaci Edenbridge, fra i campioni di quel female fronted symphonic metal che andava per la maggiore nella seconda metà degli anni 2000, ma forse oggi sta cominciando ad esaurire la propria spinta creativa. Con il sostegno di un’orchestra viennese, “The Bonding” suona ancora più boombastico e potente dei suoi predecessori, ma naturalmente non c’è da attendersi nessuna vera novità sonora dall’opera di Lanvall & soci. Si parte (incredibilmente senza intro) con “Mystic River”, la cui dimensione sinfonico-orchestrale esplode in modo sorprendente e cinematografico nel break di metà brano. “Star-Crossed Dreamer” è una power ballad in crescendo dove il cantato della Edelbacher risulta particolarmente caldo e coinvolgente; altra ballatona gotica è “Into the Sea of Souls”, ancora con toni da soundtrack e grandi aperture epiche. Più aggressiva “Shadows of my Memory”, con qualche occasionale growl, quindi potete godervi la suite conclusiva che dà il titolo all’album: oltre quindici minuti barocchi e sovraccarichi, che saranno particolarmente difficili da digerire per tutti coloro poco avvezzi a queste sonorità, ma che considerati oggettivamente dimostrano la grande capacità di songwriting della band e la sua maestria nel creare atmosfere sinfoniche. Sì, lo so, non sono un grande estimatore di queste sonorità (che credo abbiano fatto il loro tempo) e sto cercando il pelo nell’uovo: “The Bonding” è un buon disco, sia chiaro, ma non farà cambiare idea a chi già non amava gli Edenbridge. È un altro mattone, solido e splendente, nella costruzione che i nostri stanno edificando da più di dieci anni, ma non un capolavoro.

 (Renato de Filippis) Voto: 7/10