fotowildsteelQuando si è metal kids alle prime armi viene naturale interessarsi, in parallelo alla grande scena, alla realtà metal della propria città. Savona possiede un calderone di band e musicisti molto ricco ed all’epoca fra questi il sottoscritto sentiva spesso parlare di Wild Steel (vero nome Andrea De Stefanis, nda), vocalist degli Shadows of Steel che successivamente ha intrapreso la carriera solista e diverse altre collaborazioni, ecco quindi l’occasione per una chiaccherata con il cantante savonese… (*)

Ciao Andrea, innanzitutto benvenuto su Metalhead.it, vorresti iniziare questa intervista presentandoti ai nostri lettori?
Ciao a tutti ragazzi, sono Wild e sono sulle scene dal 1997 con la pubblicazione del primo album degli Shadows of Steel, band fondata da me e dal tastierista Andrea de Paoli, con il quale abbiamo composto praticamente tutto il materiale, salvo un paio di brani che erano già stati composti precedentemente. Per quanto riguarda la scelta dello pseudonimo risale all’epoca della mia militanza nei Projecto, band prog di Savona con i quali ho cantato dagli inizi degli anni novanta fino al 1996; sentivo l’esigenza di dover cambiare il mio stile vocale e di dare un taglio al passato e poiché Midnight (cantante dei Crimson Glory, nda) è sempre stato il mio modello scelsi di esibirmi indossando una maschera anche come una sorta di tributo nei suoi confronti. Purtroppo questa scelta non ha avuto modo di svilupparsi nella mia band precedente e decisi quindi di tenerla per il mio progetto successivo, gli Shadows of Steel appunto, con i quali abbiamo pubblicato il primo album nel ’97 per Underground Symphony.

Gli Shadows of Steel segnarono quindi un nuovo inizio per te, ci vuoi raccontare come ha preso forma questa tua band?
Successivamente all’album d’esordio abbiamo pubblicato nel ’98 un doppio mini Cd contenente 4 brani inediti e 4 cover di gruppi americani che ci hanno ispirato per la nostra formazione. Da questo punto in avanti c’è stato un po’ un rallentamento dei lavori dovuto ad una formazione non troppo stabile; ciò ha inevitabilmente influito sulla stesura dei nuovi brani che sarebbero poi andati a comporre il vero e proprio secondo disco “ Second Floor”, il quale, ha visto la luce nel 2002. Purtroppo questo album uscì in un periodo un po’ infelice, il power speed metal, che nel nostro caso possiede anche influenze sinfoniche, non stava andando per la maggiore e quindi non ha riscosso il successo sperato, anche a causa della registrazione, che sarebbe potuta essere migliore,  e quindi, a mio giudizio, le sue potenzialità sono rimaste inespresse.

Fu allora quindi che decidesti di iniziare le altre tue collaborazioni?
Esatto, decisi di “congelare” il tutto e cercare nuove strade, collaborando con altri musicisti e partecipando a diversi progetti, tra i quali la pubblicazione nel 2003 di un disco composto con il bassista degli Shadows of Steel sotto il nome di “Atlantis”, progetto che peraltro è cresciuto ed ha continuato anche senza la mia collaborazione, contenente diverse sue idee per le quali mi sono occupato della stesura dei testi e dell’arrangiamento delle melodie. Nel 2005 pubblicai un disco con i Soul Blaze insieme al chitarrista Cesare Rizzo di Laigueglia, disco speed metal che andò molto bene in Germania, dato che si rifaceva alle sonorità degli Helloween. Successivamente pubblicai il mio primo disco solista intitolato “Wild Steel” contenente otto brani nel 2007; anch’esso uscì in doppia edizione, nella bonus infatti sono presenti cover esclusivamente dei Crimson Glory: tre brani in versione acustica ed una tradizionale del brano “ Red Sharks”. Questo fu l’apripista per il progetto successivo, ossia un vero e proprio disco tributo ai Crimson Glory intitolato “Trascending Glory” del 2010, registrato da me con l’aiuto degli Icarus Dream, una band savonese tributo agli Iron Maiden con cui collaboro dal 2002. E’ un’uscita un po’ anomala per certi aspetti,  in quanto vede un artista registrare un disco tributo interamente dedicato ad una band, a differenza delle più comuni raccolte di cover varie.

Possiamo quindi definirlo come un lavoro ufficiale della tua discografia e non come un lavoro estemporaneo?
Si esatto, si distingue inoltre per non essere un tributo che vede la partecipazione di nomi famosi uniti per l’occasione ma un lavoro realizzato interamente da me come omaggio per una band che è stata a mio parere fondamentale insieme ad altre band della Florida come Kamelot e Savatage e che comunque è rimasta un po’ di nicchia se si considera per intero il panorama power.
Di loro mi ha sempre affascinato la teatralità, per non parlare della timbrica e dell’espressività vocale di Midnight che, ahime, è scomparso qualche anno fa.

Sei passato quindi dalla tua prima band alla carriera solista, c’è qualcosa che le distingue a livello di songwriting o è stata semplicemente una scelta portata dalla necessità di pubblicare musica con il tuo moniker?
Questo passaggio è avvenuto in maniera quasi spontanea. Gli Shadows of Steel infatti per diversi motivi stavano diventando un mio progetto solista esclusivo: da quando Andrea De Paoli è stato coinvolto nei Labyrinth per diversi anni non abbiamo potuto collaborare nuovamente e per non snaturare troppo quella che era l’idea della band ho preferito rallentare un po’ il lavoro, dedicandomi ad altri progetti dove ho messo in primo piano il mio nome ed avendo cosi modo di fare ciò che preferivo. Ora dopo un po’ di anni di assenza abbiamo prodotto un nuovo disco degli Shadows of Steel con la partecipazione della formazione originale che verrà pubblicato a fine settembre.

Per questo ritorno degli Shadows of Steel è previsto un tour promozionale o lascerete prima parlare il disco per poi esibirvi dal vivo?
Abbiamo già in programma alcune date promozionali ma non si tratta ancora di un vero e proprio tour, stiamo ancora valutando alcune proposte poiché abbiamo bisogno di un vero promoter che ci possa supportare e ci aiuti ad organizzare un vero proprio tour di supporto.

Parliamo adesso di Andrea De Paoli, tastierista originale degli Shadows of Steel che è poi arrivato al successo con i Labyrinth; come ti sei trovato a lavorare di nuovo con lui dopo tanti anni e tanta esperienza accumulata?
E’ stato come se questi anni non fossero mai trascorsi, anche perchè comunque ci siamo sempre tenuti in contatto e ci siamo confrontati su diverse cose; non c’è stato quindi un distacco vero e proprio al quale è seguito poi un riavvicinamento ma è sempre rimasto l’Andrea De Paoli degli esordi. Di sicuro comunque gli anni passano per tutti quindi la sua crescita come musicista è stata enorme ma una volta tornati in sala prove la sintonia è stata la stessa di un tempo.

Parliamo ora della tua militanza in diversi gruppi tributo, come Kissology ed Icarus Dream, e nella cover band Doctor Who; quanto ti ha fatto crescere queste esperienza come artista?
Indubbiamente è stata relativa se parliamo dal punto di vista compositivo, analizzando invece l’utilizzo della voce queste mie collaborazioni hanno avuto una grande importanza in sede live, la crescita è avvenuta anche grazie allo sperimentare sonorità differenti a livello sia stilistico che di range vocale. Confrontarmi con la voce di Paul Stanley o di Bruce Dickinson per me è stata una sfida ma mi ha consentito di comprendere appieno quali siano le potenzialità ed i limiti della mia voce.

Veniamo ora alla domanda di rito per tutti coloro che eseguono cover: quale canzone ti piace particolarmente eseguire live e quale depenneresti dalla scaletta o hai trovato particolarmente difficile preparare?
Diciamo che fondamentalmente ciò che non mi piace tendo a non cantarlo ahahah ( ride nda), ma ci sono canzoni nel repertorio degli Iron Maiden e dei Kiss, per non parlare della roba anni settanta che eseguo con i Doctor Who che tu hai citato, che magari non mi andavano molto a genio. Cosi su due piedi non me ne vengono in mente in particolare ma  un brano che mi piace molto fare dal vivo è “Purgatory” degli Iron Maiden; è un pezzo molto energico e poi adoro i primi due lavori della band britannica.

Da musicista savonese “della vecchia guardia” come hai visto evolversi la scena di Savona? Tutti dicono che qui non c’è scena ma band ce ne sono tante, da artista che ne fa parte come la vedi?
Non mi sento di dare ragione a coloro che sostengono questo, ma essendo attivo con diversi gruppi tributo sono stato “esportato” a Genova, dato che Savona come città non riusciva ad offrire posti per suonare e musicisti all’altezza di fornire show di un certo tipo, non parlo di bravura perchè i musicisti bravi ci sono ma parlo di un certo tipo di “attitudine” se cosi si vuol definire. Il capoluogo ligure offre molti più musicisti che ho avuto modo di conoscere e mi hanno aiutato tantissimo per i miei progetti. Il problema maggiore è sul versante dei locali: anche a Genova comunque la situazione è tutt’altro che rosea, mancano assolutamente i posti dove suonare in proporzione a quella che è l’offerta dei musicisti ed organizzare eventi è sempre molto difficile…

Oltre al ritorno degli Shadows of Steel hai qualche altro progetto per il futuro?
Abbiamo in programma la pubblicazione di un paio di live: uno come Wild Steel, che raccoglie sia brani  del mio primo disco sia materiale inedito ed anche alcune cover dei Crimson Glory eseguite dal vivo. L’altro invece è un live eseguito con i Maiden of Dreams, gruppo tributo agli Iron e nel 2012 abbiamo pubblicato con i Kissology il nostro live all’Area 51. Il discorso del disco dal vivo mi è sempre sembrato interessante, innanzitutto perchè è una testimonianza di una band che è esistita ed ha fatto degli show divertendosi e facendo divertire il pubblico e poi è comunque un buon biglietto da visita per proporre il proprio spettacolo ai gestori dei locali. Sempre parlando di pubblicazioni sto anche lavorando al mio secondo disco solista che credo uscirà nel 2014.

Hai citato il tuo disco live con i Kissology; come vi siete mossi per realizzare questa pubblicazione in modo tale che riproponesse il vostro tributo ai Kiss nel miglior modo possibile?
Parto facendo una piccola premessa: nei Kissology sono entrato nel 2009, prima esistevano già con un altro nome, e fin dall’inizio ho trovato una forte sintonia con loro, i quali erano molto bravi a riproporre fedelmente la musica dei Kiss. Abbiamo di li  poco iniziato a fare diversi live e serate di ogni tipo e l’affiatamento si è sviluppato rafforzando l’impatto dal vivo. Ci siamo esibiti anche all’Area 51, locale Vignole Borbera ( in provincia di Alessandria nda), ed il fonico aveva l’abitudine di registrare i live per riascoltarseli e per studiare un po’ il suo lavoro per migliorarlo, un suo scrupolo personale quindi; da qui ci siamo trovati con questa registrazione in mano che è sembrata subito molto buona, è bastato lavorarci un po’ in studio a livello di mastering per avere fra le mani del materiale degno di finire su cd che la nostra etichetta ha pubblicato di buon grado ed è comunque una chicca per tutti coloro che come me ricercano le rarità ed i bootleg dei Kiss (il buon Wild vanta fra l’altro una discreta collezione, nda).

Un disco appetibile quindi anche per il collezionismo?
Esattamente, siamo riusciti a venderlo molto bene, anche come ricordo per chi ha assistito a quel particolare concerto vedendoci magari per la prima volta.

Ti fosse fornita la possibilità di scegliere una band con cui fare da apertura in un tour o anche ad un singolo evento chi sceglieresti?
Beh, i nomi sono diversi, sono un appassionato di power speed metal ma non solo; ci sono band come i Symphony X che propongono un genere molto più complesso che loro hanno affinato e reso molto personale. Questo prog metal  mischiato alle sonorità hard rock ha avuto un forte successo negli anni novanta, forte anche del successo dei Dream Theater, e loro hanno saputo veramente creare qualcosa di innovativo per cui mi piacerebbe molto suonare con loro.

Bene Andrea l’intervista si chiude qui, grazie per la tua disponibilità, vuoi fare un saluto ai lettori e lasciare i tuoi contatti?
Un saluto a tutti voi, vi ringrazio per lo spazio concesso e per aver letto questa intervista; chiunque volesse contattarmi può farlo tranquillamente cercando la mia pagina personale su facebook, per il resto ci si vede in giro…

(Michele Alluigi)

*Si ringrazia Michele Alluigi per aver proposto anche a Metalhead la suddetta intervista