copecnephias(code666) Provo a scavare nella memoria e nel mio database, ma non ricordo o trovo nulla di questa band. Eppure il nome mi dice qualcosa. L’ultimo album degli Ecnephias, “Inferno”, è del 2011 ha una copertina familiare, l’ho già vista, eppure questo sound non mi ricorda niente. Beh, a me saranno ignoti ma si da il caso che gli Ecnephias sono al quarto album con “Necrogod”, non proprio una band di novizi, visto che le loro prime  cronache sono datate anni ’90. Gli Ecnephias sono della Basilicata, regione di fianco alla mia, e questo mi rende ancora più incredulo nel constatare una materia sonora così ricca che nasce non troppo lontana da me. Il sound mi ricorda molto alcune cose degli anni ’90, quando il death metal si fondeva con il doom e i primi cenni del gothic e appunto gli Ecnephias hanno quelle sonorità dove le melodie scorrono come linfa nelle piante, ammorbidendo le sezioni più dure e conferendo vivacità e stile nei tratti più moderati e doom-gothic, anche se a volte sembra addirittura di assistere ad un rock più o meno progressive o di atmosfera (vedasi la sezione centrale di “Kukulkan”). Ci sono melodie epiche e dall’essenza arcaica, antica, pagana e infatti i testi dei lucani si ispirano a civiltà e culti antichissimi (a tal proposito le loro copertine ne sono sempre un rimando, e trovo eccezionale quella dell’album “Domíníum Noctís”) e gli stessi titoli dei pezzi ne sono un esempio evidente: “Anubis”, “Kali Ma”, “Voodoo” e via dicendo. C’è dunque questa radice antropologica nell’insieme e non solo di quello testuale, la musica stessa risente di questi risvolti culturali. L’insieme si compie, si amalgama e si forma nettamente all’interno di una commistione di sonorità e melodie continue, persistenti e dai risvolti tipicamente gothic, neo-doom, death metal e appunto rock. C’è una ricchezza di temi piuttosto evidente, nonostante non ci sia una produzione tale da presentare un album perfetto, limato, “falso” nei suoni e infatti c’è quell’atmsfera di album di metà anni ’90 e non c’è da meravigliarsi visto che la fase di masterizzazione è di Dan Swano (all’Unisound Studio). “Necrogod” è un lavoro curato nei dettagli e in grado di restituire un immagine d’insieme cioè di suprema fusione delle singole parti.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10

 

ECNEPHIAS – “Necrogod”

(code666) Faticoso classificare gli Ecnephias. Impossibile però resistere al loro sound travolgente, coinvolgente, pieno di potenza ed entusiasmo. Questo quarto lavoro, “Necrogod”, non cambia le regole e risulta essere un’ascolto estremamente godibile che per ognuna delle dieci tracce, per ogni singolo secondo degli oltre tre quarti d’ora è capace di riempire la mente, l’aria, con un suono immenso, grintoso, marziale. Lontani dal death, lontanissimi dal black, propongono uno uno stile che può essere lontanamente descritto come assomigliante a Moonspell e Crematory. Ma la verità è che la band Italiana è estremamente personale, identificativa e la forzata ricerca di similitudini con altri rappresentanti della scena è quanto mai offensiva, sicuramente forviante. “Necrogod” è un ottimo disco di heavy metal melodico, con un’abbondante iniezione di atmosfere gotiche, ed un vocalist che riesce a rendere tutto estremamente teatrale, ma anche violento, rabbioso, mortale. Un album che è un rituale. Una costante preghiera in nome di divinità pre-cristiane, ancestrali coscienze ultra terrene, antichi riti che vantano una storia ben più lunga di qualsiasi religione moderna. L’impostazione musicale, il modo di cantare di Mancan, le tastiere di Sicarius Inferni, la devastante potenza di chitarre, e sessione ritmica, riescono a proiettare l’ascoltatore nel misticismo di questi antichi riti, un passaggio trans-dimensionale tra il nostro mondo e quello della stupenda copertina. Un time-gate verso ambienti collocati dentro tempi millenari, osservando tramonti avvenuti qualche migliaia di anni fa, atmosfere cariche di misticismo, odori scomparsi, sensazioni arcaiche ma ancora vive, presenti, pulsanti. Canzoni come “Necrogod” sono autentici inni a queste forze oscure del passato. “Kukulkan” coinvolge facendo bollire il sangue nelle vene, facendo immaginare tremendi sacrifici umani, tragica tradizione per soddisfare i mortali piaceri del grande dio. Stupenda e sensuale la melodia su “Ishtar (Al-‘Uzza)” ricca di dettagli acustici stupendi, ed un evoluzione marziale e cadenzata che ha una potenza devastante. Monumentale “Anubis (The Incense Of Twilight)“, con quella radice dannatamente metal, e quei riff medio orientali, così esotici e grintosi. Stupende le parti cantate in growl, ma non sono certamente da meno quelle pulite come si può sentire sulla bellissima “Kali Ma (The Mother Of The Black Face)”. Atmosferici, potentissimi, mostruosamente melodici… ma anche emozionali ed inquietanti come su “Voodoo (Daughter Of Idols)” una delle tracce più riuscite. Ottima prova degli Ecnephias che dimostrano originalità e fantasia, riuscendo a scrivere di argomenti sicuramente non nuovi alla scena metal, ma resi originali e attraenti dal geniale song writing della band. Un’ottima prova, un disco che ama farsi ascoltare, farsi scoprire. Una ondata sonora di potenza che trasuda melodia e atmosfera, emozioni e paure. Imperdibile.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10