coptearsofmartyr(Massacre/Audioglobe) Vengono nientemeno che dalle Canarie, i Tears of Martyr: una band power/gothic piuttosto classica, che ci fa naturalmente pensare subito a Nightwish e compagnia bella (o brutta, come molti ritengono), ma che in questo secondo album non demerita grazie a una manciata di brani ispirati e potenti. E aggiungerei agli aspetti positivi la prova di Berenice Musa, che ci guarda dalle foto promozionali con i suoi inquietanti occhi azzurro ghiaccio: nel complesso la singer modula con bravura la propria voce e non indulge quantomeno in operismi fini a sé stessi. “The Scent (no. 13th) ha velocità, melodia e una bella linea vocale: a una opener di un disco di questo tipo non chiedo altro. “Golem” non ha temi fantasy, ma racconta invece di una liberazione da una schiavitù mentale: “I’m not your Golem anymore/Don’t tell me what to do”. Dai toni epici “Mermeid and Loneliness”, mentre “Ancient Pine awaits” è un gradevole intermezzo acustico che mi ha ricordato i toni malinconici dei Dark Sanctuary. Teatrale e operistica “Fallen Hero”, con un’ottima Musa sugli scudi, ma ancora più teatrale e potente “Of a Raven born”, a un passo dalla pomposità fine a sé stessa ma sicuramente al di qua della linea. Si chiude con le arie di “Wolves and a Witch” prima di una outro struggente di pianoforte e violino. Un bel disco per un genere che molti disprezzano a prescindere con un pregiudizio eccessivo.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10