(Pure Rock-Audioglobe) Gli austriaci Gallows Pole sono presenti sul mercato discografico da quasi trent’anni, e sono attivi da più di trentacinque: nel loro paese sono una vera istituzione dell’hard rock più legato agli stilemi seventies. E questo “Waiting for the Mothership”, il loro sesto album, si rileva davvero ben riuscito sotto molti aspetti, e ha come unico difetto quello di essere un po’ troppo omogeneo. “Old Man cry” mette insieme, per quanto possa sembrare impossibile, i Led Zeppelin, i Cure e qualcosa dei primi Sabbath! I brani sono costruiti su riff e ritmiche ipnotiche, che rendono il sound molto cupo ma allo stesso tempo pieno e rotondo. Sul tutto si alza la voce di pulita ma intensa di Alois Martin Binder. Un ottimo esempio di quanto sto tentando di descrivere è la titletrack. La ballad “Do you remember” ha un che di lirico, mentre “Area 51” suona lontana e nostalgica. Un altro centro si ha con “A big Mistake”, dove il pianoforte infittisce le trame; suoni di chitarra così ’70 da mettere i brividi chiudono il disco con “Mothership is coming”. Un prodotto a suo modo naive come la sua enigmatica copertina.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10