copThunderage(Autoprodotto) Milano. Una storia come tante altre. Due musicisti decidono di divertirsi suonando cover hard rock. Ci provano. Si dannano nel trovare gente adatta e disponibile per mettere in piedi uno straccio di band. Sembra difficile, eppure non stanno chiedendo soldi, offrono solo la partecipazione ad un progetto per divertirsi, per suonare quella dannata chitarra rinchiusa nell’armadio. Ci arrivano e si contano: sono in cinque. Molto live, l’esperienza, supporter anche di artisti come Pino Scotto, Strana Officina e Jeff Scott Soto. Ottimo. Le cover hard rock, però, diventano presto come un abito troppo stretto, non vanno più bene, la taglia è sbagliata, meglio pensare al nuovo guardaroba. E così si inizia a scrivere, a comporre, a dare sfogo alle proprie emozioni, desideri, sogni. Qualche avvicendamento nella line up, fa parte del gioco, e quest’anno viene finalmente auto prodotto il debutto, queste otto tracce, questa mezzora abbondante di musica hard, di musica rock, di musica con un feeling, con energia, con forza. Dopo l’intro, parte una chitarra che grida ed una che martella con un riffing micidiale. E’ “No More Than Me”, opener, e rivela subito il notevole gusto stilistico e l’ottima capacità esecutiva della band. Nell’hard rock la voce è fondamentale, ed anche in questo reparto il pezzo dimostra subito che i Thunderage convincono in maniera eccellente. “Too Many Of Us” segue la opener. Titolo geniale, che contrasta il precedente, offrendo un pezzo dalla ritmica pulsante, dal cantato squillante, basso e batteria che fanno un ottimo lavoro, e solo fantastico. Band con album omonimo contenente canzone omonima: melodia a piene mani, ritmo creativo e coinvolgente, voce pulita, potente, energia esplosiva. Fantastici i momenti dolci di “Shining Darkness”, momenti che presto vengono sconvolti da una chitarra tagliente, una ritmica che da vita ad una power ballad molto ben costruita ed emozionante, piena di un feeling contemporaneamente ottantiano e moderno. Ancora una volta emerge la capacità nell’esecuzione, specie della chitarra, sulla conclusiva “The Strange Case” che è decisamente travolgente e congeda con una vivace interpretazione di tutta la band capace di apparire in forma, creativa e molto energetica in ogni singolo secondo di questo album. E’ l’ennesima conferma, per fortuna, che l’hard rock è vivo, che l’hard rock è tornato, che l’hard rock è necessario. Ci serve, lo vogliamo, ci piace, ci fa divertire, è comunicativo, è grandioso. Ed in questo scenario gli italiani Thunderage si inseriscono con fierezza, capacità e meritata prepotenza. Un disco da non perdere.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10