copaurvandil(Eisenwald) Secondo album per i Francesi Aurvandil, attivi dal 2006 e autori di diversi EP e split. Il nome della band trae origine dalla mitologia nordica: Aurvandil era un gigante trasportato in una cesta da Thor attraverso i fiumi ghiacciati di Elivagar e sposo della strega Groa. Il genere proposto dal duo è un black metal di stampo scandinavo, come si suonava negli anni 90. Le quattro composizioni sono molto lunghe, tutte sopra i 12 minuti. Visto la durata dei brani, il rischio di annoiare è dietro l’angolo; invece l’album si rivela sorprendentemente scorrevole, nonostante una ripetitività di fondo. Si apre con “From Whom Burnest Thou” un lungo e lugubre arpeggio di chitarra acustica la quale precede l’elettrica che parte con un riff soffocante e funereo per poi accelerare repentinamente, accompagnato dai blast beats di Fog. Certe partiture di chitarra mi ricordano vagamente i Naglfar di “Vittra” ma meno melodici. “The Harvest Of Betrayal” parte furiosa, il suono è glaciale, quasi a rappresentare una tempesta di neve. La voce di Aurvandil è un urlo rauco, differente dalle classiche voci in screaming. La batteria detta i tempi, rendendo cadenzati i velocissimi riffs, letali nei blast beats. Chitarre acustiche in apertura di “Summon The Storms”, song estremamente epica ed evocativa e dall’incedere ossessivo e funebre alternato a parti violentissime, arpeggi acustici e ripartenze. Chiude il lavoro”Ingen Lindring”, anch’essa introdotta da una stupenda chitarra acustica; la quiete prima della tempesta: infatti il riff successivo è annichilente tanta è la furia sonora espressa. Altro arpeggio acustico e riff lento e ossessivo, quasi doom ad anticipare una nuova accelerazione. Finale con arpeggio acustico e chitarra elettrica, entrambe in fade out. Devo dire che la durata dei brani mi spaventava e temevo che arrivare alla fine dell’album senza sbadigliare fosse un’impresa ardua: mi sbagliavo di grosso. Questo lavoro è davvero avvincente ed evocativo, quasi una colonna sonora di una saga nordica o un omaggio ad incantevoli paesaggi invernali.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10