Jesters of Destiny - Fun at the Funeral LP.indd(Ektro/Full Contact) I Jester Of Destiny arrivano a noi dagli anni ’80. Erano americani e lavoravano ad un album per una sussidiaria della Metal Blade, poi però tutto sfumò e solo nel 1986 alcuni di quei pezzi andarono a formare questo album ripubblicato in vinile. “Fun at the Funeral” è un insieme di pezzi davvero accattivanti, tra rock, glam ed hard rock. Stile americano, eppure nelle pieghe e in superficie di questo sound avverto qualcosa di gotico o comunque di ‘nero’. Non è il solito hard rock di lustrini, donne, sesso, r’n’r. Qui, in questi undici pezzi, l’atmosfera ha qualcosa di notturno in alcuni casi o comunque di non splendente. Eloquente il titolo, “Digging the Grave”, che lascia trasparire una natura obliqua, mentre “God Told Me To” rappresenta già un qualcosa che potrebbe piacere ad un Alice Cooper e non solo, vista la citazione di “Eleanor Rugby” in chiusura. Un album saturnino, con ombre che compaiono ma non sono esili o vaghe. La matrice sonora è però vasta, ricca, votata a sonorità che stupiscono o raccontano stati d’animo inaspettati e pallidi. La title track ad esempio è una buona rivisitazione di un rock classico, tipo Toto ma in versione più scanzonata. Inoltre, attenzione all’elettronica. I synth spesso compaiono e si prendono la propria porzione nell’insieme dei brani, conferendo così al tutto un tocco più a 360°. “End of Time” ha un’atmosfera da deserto di notte, da mistero recondito, anche per via di una coda semi-psichedelica. Roba accattivante. “Happy Times”, una sorta di pop-rock semplice, casalingo, scarno. “Crimson Umbrella”, ipnosi rock con punte di dark-wave e punk. Ci sono di cose da scoprire in questo album ed anzi, ogni canzone sembra quasi voler smentire la linea sonora di quella precedente, eppure quel senso della composizione ampio e comunque posto tra il dannato e il cupo, lascia capire che Jesters Of Destiny sono qualcosa che non avrebbero mai dovuto sparire negli angoli del tempo. Le chitarre sono gracchianti ma vive, il cantato sa di anni ’80, anche per come è registrato, per il timbro. “Fun at the Funeral” propone molti momenti interessanti e ricchi di cose, di interpretazioni, vocali e sonore, che rendono questo ascolto qualcosa di datato ma estremamente interessante. Forse qualcuno penserà che questo lavoro è qualcosa per collezionisti, per cacciatori di rarità e riedite o per feticisti del passato, ma alla fine in Metalhead valutiamo la musica pur partendo dal concetto che la determina e “Fun at the Funeral” ha qualcosa di ampiamente musicale e concettuale. Due dei membri originari pare che stiano lavorando a dei pezzi per realizzare qualcosa di nuovo? Ci riusciranno? Non so, ma voglio augurarmi che almeno questo album riceva i giusti riconoscimenti anche se postumi.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10