copbattleroar(Cruz del Sur) Quando mi è giunta la notizia che i BattleroaR avrebbero pubblicato un nuovo album, sono inizialmente rimasto molto scettico: dopo aver perso tre membri, fra cui il singer veneto Marco Concoreggi, pensavo che la band fosse entrata in una stasi pressoché definitiva. Eppure i greci sono letteralmente rinati dalle proprie ceneri: new entries hanno sostituito i vecchi componenti, si è aggiunto in pianta stabile un violinista (Alex Papadiamantis), e dietro al microfono è arrivato addirittura Gerrit Mutz, che presumo molti di voi conosceranno per via dei Sacred Steel. Rinnovato quindi il sodalizio con la Cruz del Sur, gli ellenici esco con questo bellissimo “Blood of Legends”, il quarto full-“length” della loro non ricca ma sempre significativa discografia. Lo strumentale “Stormgiven” apre il disco con una rapidissima citazione da “The Wanderer”, che a sua volta apriva “Age of Chaos”, e procede poi su toni epici sostenuti essenzialmente dal violino di Papadiamantis. Quindi, “The Swords are drawn” ci presenta il classico sound degli ellenici: maestoso, solenne, normalmente attestato su tempi medi, ma sempre melodico e accattivante, con più rimandi al già citato “Age of Chaos” che a “To Death and beyond”. Una sorpresa l’interpretazione vocale di Mutz, che abbandona il suo consueto cantato ‘strillato’ per toni più bassi e caldi. Epica a non finire in “Poisoned Well”, di oltre sette minuti, che si concede anche cori simil-gregoriani; la progressione di “Immortal Chariot” ricorda a tratti quelle di “Death before Disgrace” o di “Calm before the Storm”. “The Curse of Medea” procede su toni doom fino all’arrembante finale; il brano più riuscito è certamente “Valkyries above us”, un altro epos smisurato di fronte al quale anche i più scettici correranno a prendere le spade. “Chivalry” è (in modo relativo, s’intende!) la fast song del disco; se di epica solenne non ne avevate ancora abbastanza, verso la fine della scaletta ci sono ancora gli otto minuti di “Exile eternal”, che è forse il brano dove il violino viene utilizzato nel modo migliore all’interno del sound. Che dire, in conclusione? Se amate lo speed metal, beh, i BattleroaR non fanno proprio per voi: ma se siete per l’epos più quadrato e corposo, vicino (fatte salve le ovvie differenze) a quello dei Warlord, dei Wotan e di certi Manilla Road, allora questo mammuth che risponde al nome di “Blood of Legends” potrebbe essere il vostro disco dell’anno.

(Renato de Filippis) Voto: 8/10