AI BOOKLET MASTER PAGE(Autoproduzione) Fabio La Manna è un poli strumentista e compositore Torinese. Musicista eclettico, oltre a questo progetto solista fa parte anche degli Alchemy Room, mentre in passato ha suonato con i gothic rockers My Craving. L’album è interamente strumentale ma nonostante ciò non si limita ad essere una semplice trafila si assoli funambolici (che non mancano); abbondano invece sonorità groovy e ritmiche in palm muting di scuola djent, tra le principali influenze di Fabio insieme al metal e al progressive. Le ritmiche sono possenti, con riffs schiaccia sassi e la batteria (unico strumento non suonato da Fabio ed affidato ad Andy Monge, drummer degli Alchemy room) è precisa e puntuale, molto tecnica, pur non eccedendo in virtuosismi fine a se stessi. Certe ritmiche monolitiche ricordano i Meshuggah, anche se meno orientate verso il thrash e con un retrogusto vicino all’hard rock. Non mancano i momenti più intimisti, come la sognante “Skywatch”, brano dal sapore jazz molto atmosferico e con arrangiamenti orchestrali quasi da colonna sonora; non a caso Fabio è laureato in Dams Musica con la tesi sulla musica nel cinema muto. La title track mostra invece tutte le influenze: si sentono richiami ai Dream Theater di Awake, accelerazioni vicine al thrash e stacchi potenti, con riffs secchi e stoppati. “Morning Flavour” mette in luce il lato più melodico, con chitarre acustiche sulle quali si stagliano grandi assoli melodici. “Festum Diaboli” parte lenta e sincopata, una ritmica ipnotica di basso e batteria con la sei corde che fa il diavolo a quattro in fase solista. Da metà brano parte un riff lento e solenne, seguito da nuovi cambi ti tempo , accelerazioni, partiture alla Living Colour per poi sfociare ai confini del thrash. Nonostante le ritmiche possenti, le linee melodiche sono molto curate e non fanno certo sentire la mancanza di un cantante, per un debut album in grado di competere con nomi più blasonati e famosi.

(Matteo Piotto) Voto: 7/10