photosilentvoicesL’uscita del nuovo disco dei progsters Silent Voices è l’occasione per una chiacchierata con Henrik Klingenberg, come noto tastierista anche dei Sonata Arctica. Scopriamo allora qualcosa di più sul vulcanico musicista!

Ciao Henrik, e grazie per questa intervista! Allora, non sei stanco di chi chiama i Silent Voices “l’altra band di Henrik dei Sonata Arctica”?

Haha, no, finché comunque si interessano alla band, non mi interessa qual è la ragione che sta dietro a tutto questo.

C’è anche un altro aspetto della questione… sei coinvolto in numerosi progetti e i Silent Voices sono soltanto uno fra questi: i Sonata Arctica non sono abbastanza per te?

Tendo ad annoiarmi facilmente e non posso pensare che una sola band o un solo stile di musica possano essere abbastanza per me. Sono fortunato ad essere nella posizione di poter fare altro rispetto al mio ‘lavoro principale’. Come musicista sento che è importante fare cose diverse per imparare qualcosa di nuovo.

L’ultima domanda che fa riferimento ai Sonata Arctica: sei soddisfatto del tuo ruolo nella band? Puoi esprimere te stesso al meglio?

Yeah, sono molto soddisfatto del mio ruolo e sento che a un certo livello posso esprimere me stesso; ma naturalmente tutti gli stili che suono e tutta la roba che voglio fare non possono rientrare unicamente nei Sonata Arctica o in qualunque altra band.

D’accordo, parliamo di “Reveal the Change” ora! Sono molto colpito dal risultato finale. Come descriveresti il disco?

C’è voluto molto tempo per realizzare questo disco, dato che abbiamo tutti altri impegni, per cui lo abbiamo registrato a piccole parti nel corso di diversi anni. Nonostante questo sono naturalmente molto felice di come sia venuto su, ed è stato davvero bello lavorare con diversi cantanti, e ascoltarli portare alla vita la nostra musica.

I brani che preferisco sono “The Fear of Emptiness” e “Black Water”… posso sapere qualcosa di più al riguardo?

“The Fear of Emptiness” è uno dei pezzi più lunghi ed è stata decisamente una sfida renderlo interessante fino alla fine. Vi abbiamo inserito alcuni assoli molto cool ed è inoltre l’unica canzone nella quale canta il nostro nuovo vocalist Teemu… naturalmente non faceva parte della band quando abbiamo registrato il disco, altrimenti avrebbe eseguito tutti i pezzi!

Sin da quando abbiamo iniziato come band strumentale volevamo mostrare questo lato di noi stessi sull’album, ed è per questo che abbiamo deciso di scrivere “Black Water”. Penso che sia venuta su molto bene ed è abbastanza diversa, per quel che mi riguarda, dai tipici pezzi strumentali. È probabilmente il pezzo del disco che va maggiormente ‘back to the roots’.

Quattro diversi cantanti sono ospiti sul disco… vorrei sapere come è stato collaborare con loro e specialmente con Mike DiMeo, una delle mie voci metal preferite di sempre!

In pratica è stato molto facile. Abbiamo scritto e registrato la musica, e poi abbiamo mandato ai cantanti le tracce con delle demo vocals e un foglio dei testi. Poco più tardi abbiamo ricevuto le loro parti ed è stato molto stimolante inserirle nel progetto e ascoltare come le avevano interpretate.

Cosa mi dici del tuo stile? Hai specifici modelli, c’è insomma un tastierista che ammiri in modo particolare?

Credo che il mio stile sia un mix di ogni cosa! Provo sempre a imparare cose nuove e a percorrere nuove strade per realizzarle. Le tastiere che uso maggiormente sono Korg M3, Korg SV-1, Roland Fantom XR e una Roland JV-2080, ma ho parecchi altri pezzi e provo a scegliere lo strumento giusto per ogni lavoro che mi viene dato. I tastieristi che mi hanno influenzato maggiormente sono probabilmente Jon Lord (Deep Purple) e Kevin Moore, Derek Sherinian e Jordan Rudess (Dream Theater)… e naturalmente ho anche ascoltato molto Jens Johannson, in particolare trovo stupendi i suoi dischi solisti. Ci sono così tanti altri musicisti che mi hanno influenzato, naturalmente, ma la lista sarebbe infinita per cui la lasciamo stare!

Cosa possiamo aspettarci ora dalla band? Quali sono i vostri piani futuri?

Abbiamo provato a mettere su qualche show live ma è molto difficile, dato che io e Pasi siamo così occupati con i Sonata Arctica e tutto ciò che li riguarda. Al momento stiamo lavorando su nuova musica e c’è un video di uno dei brani che sarà pronto molto presto… così, nonostante il fatto che non siamo su un palco al momento, abbiamo parecchie cose nuove e eccitanti in serbo!

Ti lascio come da tradizione la fine dell’intervista… spero vorrai salutare i fan italiani! Grazie ancora e a presto!

Sfortunatamente non abbiamo ancora avuto la possibilità di suonare in Italia con i Silent Voices, ma dalle mie visite con i Sonata Arctica so che i fan italiani sono molto rumorosi e grandi sostenitori di chi si esibisce, per cui spero di suonare ancora per voi, qualunque sia la band! Cheers & Beers, Henkka !!

(Renato de Filippis)

Recensione