(Witching Hour) Nati nel 1991 con un altro nome, poi abbandonato perché c’era già qualcuno con lo stesso, i Supreme Lord ne fanno un altro di album, dopo “X99.9” del 2004. “Father Chaos” sotto certi aspetti non sposta di molto lo stile di Reyash e soci: death metal quadrato, osssessivo, potente e dilaniante. Non c’è scampo per chi ascolterà i Supreme Lord, il loro brutal death metal è una macchina di morte, talmente spietata e ossessiva da non dare emozioni. “Stop the Silence”, “Father Kaos”, “Legion of Doom”, “Supreme Lord” sono brani che annichiliscono, ma svuotano anche la sensibilità per percepire le possibili sfumature. Reyash (Witchmaster, Christ Agony, ha bazzicato anche con gli Incantation e i Vader) è un ugola gutturale, oltre che bassista mentre Zaala è un meccanismo preciso e spietato, peccato però per quella doppia cassa resa come una macchina da scrivere dai triggers. Morbus abbatte le sue mani sulle sei corde in modo sapiente, pesca anche dal death metal di anni addietro (i Morbid Angel, ad esempio), ma spingendo tutto a velocità superiore. Rispetto alla precedente questa produzione è più nitida e potente, sicuramente migliore, ma alla resa dei conti “Father Chaos” è soffocante. Velocità, brutalità inaudita, grande precisione negli strumenti e assoli slayeriani non possono restituire sempre un album avvincente o qualcosa che sia diverso da un lavoro degli Immolation o i Suffocation. La presenza di una cover degli Incantation (“Profanation”) e del materiale bonus ingolosirà solo chi mangia pane e death metal quotidianamente.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10