copSuruni(Sun & Moon Records) Oscenamente! Il black metal lo-fi ha un fascino unico, speciale, criptico… e se questo viene abbinato a paura, inquietudine, droga, visioni che danno origine all’avantgarde, ad un ambient, ad musica con mixing assurdo, dove domina un piatto di batteria mentre le pelli finiscono dietro una psicotica dolce melodia di chitarra, quando questo succede il risultato fa sanguinare, soffrire, morire. E’ un piacere proibito godere di questi suoni così analogici, così reali… sembra di essere in sala prove con l’artista (è una one man band)… oppure nelle foreste dove registra i rumori della natura. L’album offre una performance del basso stupenda: calda come la lava, contagiosa come il peccato, geniale, carismatica. Ci sono momenti dove emergono errori, probabilmente intenzionali, piccole mancanze, piccole dissonanze, note dimenticate… il tutto su un rumore di sottofondo da vecchio nastro consumato. A volte parlato, a volte cantato… una voce semplice, scontata, ovvia e maledettamente perfetta nel contesto, con quella ritmica unica che offre la lingua finlandese. “Ei Se Ollut Vahinko” è morte: lenta, un affanno cadenzato da un arpeggio pieno di orrori e torture, un drumming ipnotico con quel piatto che avvolge la mente, destabilizza la ragione. Divagazioni più potenti, un avvicinamento a linee più dure che stonano volutamente sopra una chitarra jazz-rock, con i rumori della natura, il crepitio del fuoco. Capolavoro “Elämän Kevät”: ancora la natura che esplode in una ritmica perversa, dove domina ancora un drumming a base di piatti con quella chitarra romantica, triste, voluttuosa, sopra un basso imponente ma anche meravigliosamente dolce. La title track è un incrocio tra metal e black metal da scantinato umido e maleodorante: registrato deliziosamente male, con i livelli degli strumenti intenzionalmente sballati ed una linea vocale fredda, priva di vita, di entusiasmo. “Akana” è folk, è black, è noise: integra strumenti assurdi, drumming impossibile che ispira ad orientamenti industriali, però è un’industria decadente, rasa al suolo, invasa da suoni gitani senza più un futuro, forse scordati anche dal passato. Lo-fi che diventa magia, che ricorda idee di Opium Warlord e Orne con “Kirkkauden Virtaus”. “Ismi”, lunghissima, è un riff dei Black Sabbath che viene seviziato, picchiato, crocefisso, dannato, sputtanato, infettato, corrotto, insultato: meraviglioso!!! “Vastans” porta le assurde idee melodiche e compositive di Sakari Piisti, l’essere che sta dietro questo progetto, su del metal, dell’hard rock ma anche stoner, doom… influenze molteplici che danno origine ad un figlio deviato, assurdo, impossibile. La conclusiva “Lopuksi” è il testamento totale di “Ikuus”: semplice e soave melodia, su un rumore di fondo costante che potrebbe lo sporco di un apparecchio analogico oppure la purezza e l’innocenza dell’acqua che scorre libera. Ritmica creata da un suono sporco che distorce ulteriormente, che nasce però da origini folk: un folkore che si diffonde sull’intera malinconia del pezzo. Quasi quaranta minuti lontani da tutto, contro tutto, al contrario di tutto. Perverso, schizoide, privo di cognizione. Grandioso.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10