cophandsoforlac2(Horror Records) MetalHead aveva già incrociato la propria strada con quella degli Hands of Orlac ai tempi del loro debut (recensito QUI); oggi, dopo importanti cambi di formazione e… di localizzazione, dato che i membri romani della formazione si sono trasferiti in Svezia per unirsi alle new entries, esce il loro secondo disco. Il quale, onestamente, per quanto buono mi sembra meno frizzante e originale del suo predecessore, e presenta un horror rock/metal relativamente standard, come possono offrirlo, ad esempio, i canadesi Blood Ceremony. La intro nonché titletrack è l’unico brano (peraltro muto) ad avere un titolo in italiano. Poi “Last fatal Drop” mi sembra sfoggiare – appunto – un sound più aggressivo e metal rispetto al debut, anche se il flauto di The Sorceress resta certamente il segno distintivo della proposta musicale della band. “Burning” torna a tonalità settantiane, sempre impreziosite da quel tocco horror vagamente irreale; “Noctua” presenta una indovinata sezione strumentale evidentemente debitrice dei Goblin e delle atmosfere che riuscivano a creare. “A Ghost Story” è forse il pezzo più classico della scaletta, ma anche quello con il refrain più convincente e indovinato; si chiude con “Mill of the Stone Women”, che recupera alcune delle suggestioni doom di cui era pieno il debut. In ambito horror, gli Hands of Orlac restano comunque una band estremamente rappresentativa.

(René Urkus) Voto: 7/10