copSpire(Iron Bonehead) Pura ed assoluta mostruosità. “Metamorph” uscì su CD circa tre anni fa per la tedesca Art Of Propaganda, in limitatissima tiratura (500 copie). Un autentico e rarissimo classico: fu il portale che si aprì dinnanzi a questi stranissimi blacksters Australiani, il portale che li fece entrare nel tempio mondiale dell’oscurità, del male, del maligno supremo. La band sembra stia creando un nuovo devastante lavoro, ma nel frattempo la Iron Bonehead, label sempre legata ai gironi più decadenti dell’inferno, ha materializzato questo vinile; e francamente la purulenta decadenza espressa da questa entità depravata e pestilenziale raggiunge il livello di rituale se scolpita organicamente su un caldo e lascivo disco di vinile, dove l’oscurità risulta più intensa, il male più estremo, la sofferenza più letale, la mostruosità più aberrante. Il black proposto è diverso, deviato, corrotto: siamo lontani dai puri blast beat. Siamo lontani dal puro ambient. E siamo lontani anche da industrial o altre correnti particolari. Il sound degli Spire attraversa vari confini, varie soglie, varie delimitazioni, dando origine ad una creatura infernale ed apocalittica. Qualcosa di antico in una freddezza moderna e priva di vita. Dopo un inquietante introduzione -rumore, decadenza, malattia- è “Zygote” che delinea un sound crudele: oscurità dominante, vicinanze ad ambienti tetri, umidi ed industriali, atmosfere soffocanti ma ricche di componente melodica. Le linee vocali sono pura tortura, mancanza di aria, esaurimento della vita. “Larva” è più potente, più “black”, ma diventa più intensa anche la sensazione di appartenenza al post black metal, la quale genera una costante inospitalità durante tutto il pezzo. “Parturience” è oscura bellezza, decadente armonia: i dettagli delle tastiere sono immensi, il riff black metal di base è sangue che scorre dentro vene malate, il drumming è disturbo mentale e le linee vocali sono l’ultima preghiera fuoriuscita dalle labbra di una creatura ormai cadavere. La conclusiva “Mort” integra un banchetto di sperimentazione infernale, dove melodia a base di tremolo si alterna a riffing deviati, vocals torturate evidenziano un percorso mortale, brusche accelerazioni si alternano a rallentamenti ai confini con il doom, mentre la trionfale parte conclusiva sfocia in un lento ritmo marcato da deflagrazioni, poderosi suoni provenienti dalla profondità degli inferi. Gli Spire sono una entità assurda: celebrano culto e tradizione con rituali infestati da innovazione e decadenza post black metal. Ed il vinile riesce solo a rendere questo viaggio verso il nulla più oscuro, un qualcosa di ancor più deliziosamente atroce.

(Luca Zakk) Voto: 8/10