fotoTMDC_locandinaVenerdì 27 Marzo. Primo giorno delle due date in Italia dei Monolith Deathcult, che tornano nel nostro paese per rimediare ai problemi tecnici sofferti al Rock Hard di Trezzo lo scorso dicembre.

Un breve viaggio Amsterdam-Milano, un minibus fino a Padova, concertino, risposo in hotel, trasferta a Brescia, altra data, buona notte e tutti a casa. Tutto facile, no?

COL CAZZO!

Sono in contatto con Robin Kok, frontman e bassista dei pazzi olandesi. Il 27 Marzo, ben dopo l’orario di partenza dell’aereo dall’Olanda, quando io ormai mi pregustavo la serata, mi arriva un SMS di Robin il quale mi dice di essere ancora ad Amsterdam.
Cosa???
Un black out, forse l’unico mai successo, ha paralizzato l’intero aeroporto. Robin, cinicamente, commenta: “questa volta le cose si rompono ancora prima di partire!”
In un modo o nell’altro arrivano in Italia con due orette di ritardo.
Tutto risolto? Manco per sogno!!
La mancanza di energia elettrica vuol dire tante cose: tra queste l’arrivo in Italia di solo una chitarra in mezzo a tutta l’attrezzatura imbarcata! La band -che se fosse italiana avrebbe scatenato un rosario di meravigliose bestemmie- rimane a Linate in attesa del volo successivo (un po’ di ore dopo) il quale avrebbe dovuto portare i bagagli mancanti. I bagagli alla fine arrivano… ma anche quel volo è in ritardo. Per farla breve partono da Milano dopo le 21…. e al WIP si iniziava verso le 22.

Francamente pensavo che la data venisse cancellata. Ero già quasi arrivato e stavo mangiando qualche cosa poco salutare di origine messicana in un bel road house vicino ad un multi sala. Ero li con Enrico Burzum, il nostro addetto ad immortalare gli artisti. Visto il ritardo ce la prendiamo comoda, beviamo un’altra birra e ce la godiamo a sentire i commenti sul NOSTRO abbigliamento provenienti da una tavolata li vicino, popolata da bimbiminkia senza speranza, senza passione, senza un obiettivo.

Ed i TMDC? Era umanamente impossibile e pericoloso partire da Milano a quell’ora per venire a suonare a Padova, senza un po’ di riposo, senza nemmeno il tempo di fare un sound check. Sinceramente inizio a dubitare.

Intanto io e Burzum arriviamo al WIP. Timidamente iniziano i supporter, noi collaudiamo con felicità i DUE bar del locale: fantastico! Al WIP ci potete andare anche se non vi piace la band che suona: pagate l’ingresso, e vi schiantate nel primo bar, bevete senza pietà e NON vedete la band! Se invece volete vedere vera musica dal vivo, il palco è micidiale, veramente ben fatto!

Intanto i messaggi che mi arrivano da Robin fanno ben sperare… anche se credo che il driver riceverà qualcosa come due milioni di euro… in multe e contravvenzioni varie, tutte relative ai limiti di velocità. Cazzi suoi.

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Nightmare Slave

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Chronic Hate

Ad un certo punto il gestore del WIP smadonna al telefono con il driver che non trova la location, ed ovviamente non ne può più del navigatore gps. Così mi invento un nuovo hobby per i concerti: dopo aver fatto l’uomo del merch, dopo aver fatto logistica per l’attrezzatura mancante, eccomi pronto come “recupera band disperse”. Un po’ con il navigatore (il mio) un po’ a naso (Burzum è una specie di segugio) ci beviamo mezza tangenziale di Padova verso mezzanottte e troviamo in quale stazione di servizio erano finiti, ormai privi di speranze -e di vita- i deathsters olandesi; ci facciamo seguire fino al WIP e noto -senza sorpresa- che i ragazzi sono più morti che vivi (immaginatevi tutto il giorno in aereo, aeroporto o bus). E dopo l’ottima performance di Nightmare Slave (questi prima dell’arrivo degli olandesi) e Chronic Hate, salgono sul palco i The Monolith Deathcult, con un sound check frettoloso ma efficace.
Professionalità senza limite. Un esempio fantastico di cosa voglia dire voler suonare, voler far suonare la tua band! Ho visto gruppi tirare pacchi o interrompere spettacoli per molto, molto meno.

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I TMDC non sono molto seguiti in Italia, ma il limitato pubblico presente li adora e loro riescono -nonostante la stanchezza- ad offrire uno show impeccabile. Ovviamente non esente da sfortune: a Michiel gli si stacca il trasmettitore…. e lui lo riaggancia senza nemmeno smettere di suonare. A Robin gli si rompe il gancio della cinghia del basso e nonostante tutto non smette di fare headbanging riuscendo a non far cadere il prezioso fretless cinque corde autografato da Steve DiGiorgio.

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fotoTMDC_wip4Trovo interessante vedere Carsten Altena alla chitarra. Era il suo primissimo concerto dopo l’abbandono del chitarrista e la sua migrazione dalla terra delle tastiere. Rimango impressionato in quanto non si tratta assolutamente di una soluzione temporanea o di un ruolo assunto per tappare buchi: Carsten è un asso della chitarra, ha capacità che si avvicinano al virtuoso ed il suo playing è decisamente una ventata di aria fresca per la band! Non vedo l’ora di sentire il prossimo full length concepito con questa formazione e questi ruoli (che poi ho dato loro un’idea per una canzone, vorrà dire che diventerò ricco con le royalties!!).

fotoTMDC_wip1Dopo un meritato riposo (anche da parte mia), si arriva al sabato. Burzum deve fare levataccia (siamo andati a dormire verso le 4…) ma io mi preparo per la trasferta al mitico Colony. Un po’ per vedere ancora la band (dopo un sound check fatto con calma), un po’ per vedere amici (Robin, più altri brutti ceffi che girano sempre da quelle parti), un po’ perché l’ultima volta (con i Marduk) la spina della Guinness non funzionava ed io avevo degli arretrati. E Roby del Colony era intenzionato a supportarmi fino alla fine!

Prima di andare al Circolo Colony comunque, penso bene di intraprendere un altro dei miei inconsueti hobby: “trova ricambi per musicisti stranieri particolarmente vittime della sfortuna”. Quindi sono finito a comprare il pezzo rotto del basso di Robin, ed armato degli opportuni attrezzi mi sono avviato verso Brescia, strada che ormai faccio automaticamente.

fotoTMDC_wip2All’arrivo trovo subito Robin e nel backstage riusciamo a dare nuova vita al suo strumento: me lo vedevo un po’ noioso seduto sullo sgabello a suonare e cantare del death metal. Mi chiede quanti soldi fosse costato il pezzo, per un momento desidero fare del fottutissimo business, ma poi faccio emergere il lato umano: te lo regalo, cazzo, ma speriamo che non si rompa niente altro!
I ragazzi mi confermano che il soundcheck è andato bene (finalmente) e che lo spettacolo sarà perfetto (oh yeah!). Nel frattempo vago per il locale e me la passo al banco, dove io ed alcuni personaggi poco raccomandabili, tra i quali il batterista dei Dark End, ci scoliamo fiumi di Guinness ed altri alcolici vari. Data la non buona affluenza iniziamo ad ipotizzare che se ci impegniamo possiamo battere qualsiasi incasso alla biglietteria con le nostre bevute. E che ne so, forse ci siamo riusciti (il fatto che NON lo so mi fa pensare che forse, effettivamente, siamo andati giù pesante).

Gli Haddah ed i Crawling Chaos si fanno sentire, forte e chiaro e sono seguiti poi dai gli italiani Necrosy che mi sorprendono. Robin Kok, ammirandoli, dichiara che questa è una band che vorrebbe sempre come opener! Christ Agony e Witchmaster infieriscono ulteriormente e finalmente è il turno The Monolith Deathcult.

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Necrosy

Il programma della serata è un po’ spostato, quindi io e Robin stiamo facendo dei calcoli pazzeschi: essendo la notte del cambio dell’ora, loro avrebbero potuto salire sul palco alle 2:00 ora solare, che diventa immediatamente le 3:00 ora legale. “Buonasera, siamo i TMDC”. “Grazie! Lo show è finito”. Tutt’ora sto pensando chi dei due, tra io e Robin, è più deficente.

fotoTMDC_colonyE’ il terzo concerto di questa band che vedo in meno di quattro mesi. E finalmente è il primo senza intoppi, senza problemi, senza ritardi, senza voli in ritardo (lo sarà quello del rientro il giorno seguente, ma questa è un’altra storia), senza blackout, senza malfunzionamenti, senza rotture di coglioni!
La band è perfetta per la dimensione del palco del Colony ed il sound sempre efficace fa si che finalmente mi posso godere i Monolith Deathcult dal vivo, come si deve (per l’occasione ho registrato tutto con la Go-Pro, quindi se loro mai pubblicheranno un “Live at Colony” saprete a chi hanno rubato il materiale, con palesi minacce di morte); Mi godo con esaltazione la potenza e l’efficacia micidiale del loro sound. Michiel -sempre attento alla sua band- parla al pubblico, avvisa che questi sono i Monolith Deathcult come devono essere, come li concepisce lui… e che come piacciono a me, aggiungerei. Uno show devastante, una scaletta impattante estratta da “Trivmvirate” e “Tetragrammaton”.

fotoTMDC_wip8Carsten Altena si scatena e conferma quanto avevo intravisto la sera precedente: un chitarrista bravissimo che finora è stato condannato alle tastiere, un axe man che finalmente può dimostrare quanto vale alla sei, anzi sette, corde.
Michiel è avvolto dal fumo, è grintoso, cattivo, forse il personaggio più death metal di questa band ricca di autoironia… Intanto Robin offre una performance di prim’ordine, cantando in maniera eccellente e macinando coinvolgenti riff con il suo basso fretless.

fotoTMDC_wip5I pochi presenti li hanno osannati. Entrambe le serate hanno generato un intenso movimento al banchetto merchandising, Burzum stesso ha fatto shopping notturno e mortale.
Finisce tutto e mi ricordo che dovevo prendere un’altra tshirt… ma il banchetto era chiuso. Il fratello di Michiel, addetto al merch (lo hanno già licenziato e riassunto quattro volte da quel giorno) fa il finto-gentile e dice che me la va prendere. Torna con una long-sleeve. Ma io volevo la Tshirt. Mi propone “long-sleeve al prezzo della tshirt”. Accetto e gli sgancio 20€. Ma lui non ha il resto. Bel problema. Quindi mi propone un affare fantastico: pagarla 20€ anziché 12!

Geniale! Questi maledetti hanno un senso dello humor anche peggiore del mio! Però vorrei sapere che stupefacenti usano: la cosa mi interessa particolarmente! Ne voglio una cassa pure io! Subito!

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Dopo il concerto  abbiamo bazzicato qualche ora tra il banco bar ed il backstage fino a quando ci hanno gentilmente invitato di andarcene. Erano le 4 del mattino! Saluto i ragazzi prima che l’autista li rapisca per infilarli nel van e condurli in hotel.

Robin a me “No Homo”.
Io a Robin: “No touching”

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È una cosa nostra che però potete capire se leggete la monolitica intervista di dicembre.
Anche Carsten mi saluta gentilmente. Michiel invece mi chiede quali altri festival fanno in Italia dove possono venire a suonare loro (ripeto, erano le 4 del mattino… non certo un’orario per discutere di booking e management!).

Imbocco l’autostrada. Non ho minimamente sonno. Viaggio tranquillo, rilassato e felice, arrivando a casa ben dopo le 6 del mattino.

Buona notte. O forse, buon giorno.

Set list dei TMDC:

1. Intro (meglio noto come “Storming Through Satanic Misthordes Of The Blackest Goathell”)
2. Todesnacht In Stammheim
3. I Spew Thee Out Of My Mouth
4. S.A.D.M.
5. Kindertodeslied
6. Master Of The Bryansk Forest
7. Den Ensomme Nordens Dronning
8. Qasr Al-Nihaya
9. Wrath Of The Ba’ath
10. Human Wave Attack

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(Testo: Luca Zakk  –  Foto: Enrico Burzum Pauletto)