copMIDNIGHTODYSSEY(I, Voidhanger Records) Anche se l’unico elemento di questa one man band viene dal continente australiano, ci scommetto che questo disco non è stato registrato sulla terra. Forse in qualche landa desolata di chissà quale pianeta, ma non nelle nostre terre… Il platter comincia con un’intro recitata, la voce lontana ed echeggiante. In realtà la lunghezza della traccia, 22 minuti, già da sola vale come un mini album. All’interno, tutto quello che è stato il black: parti tirate con voce distorta, tematiche oscure e mistiche, suoni ruvidi ma potenti e parti completamente strumentali, atmosferiche e ambient. Ogni pezzo ha una precisa struttura, fatta di continui scossoni, di accelerazioni e rallentamenti. Non mi viene da dire che sia un particolare tipo di black: atmosferico piuttosto che di scuola francese, norvegese piuttosto che americano. Vi basti pensare a tutte le sfumature del genere e qui le troverete condensate in un amalgama piacevolissimo. Il compositore sa il fatto suo, su questo non ci piove. D’altronde, cominciare un disco con un pezzo da 22 minuti denota una certa sicumera. Lascia davvero perplessi il fatto che nonostante la lunghezza delle tracce non ci sia mai un momento di noia. Certi album andrebbero ricordati ai posteri. Eccone uno. Boreali.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10