copstormyatmosphere(Metal Scrap Records) Gli israeliani Stormy Atmosphere dichiarano di suonare Progressive Art Metal, e trovo che questa pomposa definizione non sia fuori luogo per la loro musica: su una struttura prog di base i nostri spaziano dall’estremo alla classica, per un mix di sicuro impatto. “Pent Letters” è il loro secondo album, e come da tradizione del genere è un concept: un uomo si trova in prigione per un motivo ignoto e si ‘salva’ attraverso la lettura di libri che trattano di redenzione e cambiamento, dal “Conte di Montecristo” al “Faust”. L’opener “Afterlight” gioca molto sull’alternanza fra le voci di Dina Shulman e Teddy Shvets: indubbiamente gli Orphaned Land non sono troppo lontani, ma per fortuna non si insiste sulla dimensione mediorientale del sound. La più aggressiva “First Day”, che ha pure dei cori che fanno pensare al gothic, vira maggiormente verso la direzione dei Pain of Salvation; “Historical Adventure” ritorna a qualche tribalismo nel drumming, ma piacerà anche a chi ammira gli Ayreon. Teatrale ed iperbolica “The Menippeah”, cui partecipa anche Tom Englund degli Evergrey; raffinata e quasi cinematografica “Suspence”. “Tragic Play” si sbizzarrisce nella ricerca di armonie vocali raffinate e complesse; di classe la power ballad “Outcome”, con altri riferimenti ayreoniani. La bonustrack “Time”, di cui non c’è traccia sul booklet, dura la bellezza di 14 minuti; colpiscono in particolare i passaggi dreamtheateriani a due terzi del brano. Un album assai godibile, forse un tantinello compiaciuto nel voler stupire a tutti i costi, per progsters che amano sperimentazioni non eccessive.

(René Urkus) Voto: 7,5/10