copgosetti(Rockway Records) Quest’oggi MetalHead si occupa di un disco decisamente particolare: “Il bianco Sospiro della Montagna” è la rock opera di Mattia Gosetti, animatore della gotich symphonic band Sirgaus, di cui abbiamo recensito QUI il recente “Sofia’s forgotten Violin”. Ottanta minuti di rock orchestrale che sviluppano un concept abbastanza complesso, con i vari personaggi affidati a cantanti noti e meno noti della scena del Belpaese: e già l’impegno che sta dietro il progetto dovrebbe garantire a Mattia ottimi voti su tutti i portali musicali d’Italia (come in effetti sta avvenendo). Il paragone con gli Avantasia che molti stanno ponendo, però, mi sembra in realtà fuori luogo, e credo anzi che questo disco sia destinato a un pubblico che tutto è tranne che appassionato di heavy metal: le atmosfere create da Mattia sono spesso lente, riflessive, a tratti proprio da musica classica! Non me ne vorrà l’autore se, una volta stabilito e affermato che il suo “Bianco Sospiro” è un disco riuscito, mi concentrerò soprattutto su quello che non mi è piaciuto: una eventuale prosecuzione del progetto, infatti, dovrebbe a mio giudizio tenere conto di alcune possibili migliorie. Se l’avvio è ottimo, con un paio di brani in successione molto ansiogeni e sostenuti, guidati da tastiere imponenti, a metà scaletta l’interesse dell’ascoltatore cala un pochino, perché la struttura delle canzoni sembra essere sempre molto simile… anche se si sarebbe andati ancora più lontani dal metal, avrei forse insistito, per variare, su altre semiballad branduardiane come “L’Oste irreverente”, o su pezzi profondamente cinematografici come “A Lume di Candela”. Abbondano inoltre le sezioni parlate, che se nel finale (penso a “Discesa dalla Montagna”) hanno una buona riuscita, in altri momenti risultano un po’ ampollose, e finiscono per appesantire l’insieme. In alcuni casi le strofe sono molto descrittive, per cui il cantato assume, inevitabilmente, i toni di un narrato, in alcuni casi (“Donata a me”, “Un Gesto libero”) con risultati che sacrificano la musicalità. Al netto di tutto questo, vedo l’opera di Gosetti soprattutto fra le mani di rockers di una certa età… forse appassionati di progressive anni ’70 e ’80, che saranno già abituati a certe complessità di questo platter. Per tutti gli altri un ascolto curioso è comunque consigliato.

(René Urkus) Voto: 7/10