(Autoproduzione)Oscurità. Morte della natura, morte interiore. Riposo del mondo, riposo delle coscienze. Fino al ritorno della luce, celebrazione di antichità celtiche, dovuto ringraziamento a madre natura che, ancora una volta, offre speranza, luce, prosperità, futuro. Capitolo essenziale nella ciclicità della storia del mondo, e dell’uomo stesso. Tutto è ciclico, anche il tempo. Anche l’esistenza. Si nasce, si cresce, si declina e si muore. Con questo concetto profondo nasce il progetto Imbolc. Concezione del poliedrico artista Valentz (Dark End, Hatred), il quale, con questo progetto vuole esprimerela sua persona, il suo ego, il suo io interiore. Il risultato è rappresentato da tre quarti d’ora di black metal ambientale di ottima fattura. Lento, opprimente, dannatamente tetro. Esperienza che assorbe la luce, rapisce la mente. L’artista, oltre all’ottimo drumming, vanta una voce potente che emette un growl pieno, aggressivo, furioso e melodico allo stesso tempo. Testi profondi, contorti, sofferti. Sapiente alternanza dell’uso della lingua inglese ed italiana.  Le tastiere sono dominanti, atmosferiche, e creano una sensazione di totale trasporto, abbandono al viaggio ultraterreno che questo progetto stesso rappresenta. Le chitarre sono a cura di Images (ex Dark End), il perfetto partner per condividere le oscure visioni di Valentz. “Il Ritorno della Luce” è stato stampato in 200 copie limitate, con copertina in velluto. Non vi presento una novità, probabilmente le copie sono già esaurite. Meritatamente. Vi sottopongo un progetto speciale. Che continua: infatti Valentz e Images sono proprio ora al lavoro per il secondo album. Forti delle altre esperienze nelle quali sono coinvolti, il risultato ha tutte le carte in regola per essere pregiato: un altro viaggio trascendentale, un viaggio oscuro tra gli emozionanti sottili confini tra realtà, natura, sogno e magia.

(Luca Zakk) Voto: 8/10