coplaw18(autoproduzione) I Law 18 sono una band crossover, per il fatto che il loro sound ospita crust, metal, stoner, thrash, rap, funk e nu metal. Una proposta dunque variegata e diverse situazioni musicali che potrebbero attecchire su un ampio pubblico. La band si conferma agli esordi con questo album, preceduto di qualche mese da un paio di canzoni comunque riprese in “Law 18”, che presenta dei lati sui quali eventualmente smussare e lavorare: il cantato ad esempio, voce possente quella di Ale, ma non modulata al meglio nei diversi stili e cambi di rotta, inoltre l’inglese suona farraginoso nella pronuncia, i cori poi non danno l’idea di esserlo, apparendo come delle sovrapposizioni indistinte. La musica è squillante, suona piena di spunti e salta appunto da un tipo di contesto ad un altro senza una vera soluzione di continuità, ma almeno il tutto sembra in ogni caso un processo spontaneo. Certo però che questa poca continuità, lascia alla fine dell’ascolto l’impressione di non avere assimilato del tutto la musica stessa. Probabilmente il vero contesto, l’ambiente adatto per le performance della band è il palco e in un certo senso quell’energia live viene catturata in studio. Tuttavia un album è un album e non può essere il solo veicolo per pubblicizzarsi e invogliare la gente ad andare ai propri concerti. Buone canzoni se ne odono in questo “Law 18” e in particolare “Leather’s Weak”, mostra quanto la band voglia esternare la propria energia e il bagaglio di idee, arrangiando una situazione di assoli (tra i quali anche l’armonica di Mura, il cantante) che si alternano su diverse sfumature (metal, stoner, rock). Piace anche l’opener “Dwarfs and Cowboys” e “Rage Against Me”. Qualcosa potrebbe essere sottratto a questa valanga di idee e suoni, apportando un pizzico di essenzialità alle canzoni, però alla fine un sincero “in bocca al lupo” ai Law 18 è doveroso.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10