copTigertailz(TT Records) Ma cosa hanno fatto! Cosa hanno combinato! Il primo vero full dei ‘Tailz da 1000 anni a questa parte! In questa epoca di revival dell’hard rock ottantiano rivisto e corretto, sia da nuove bands che da acts storici, gli immortali glamsters inglesi hanno sfornato un album che è un inno pazzesco ad un’epoca che si rifiuta con massima determinazione di giungere alla fine! Wow! Che disco! Che potenza! Dimenticatevi di qualsiasi band anni ’80 ancora in circolazione (tipo Def Leppard, Wasp, Scorpions…) o in prepensionamento (come i Motley). Dimenticatevi dell’hard rock svedese. Dimenticate la maturità odierna di bands che sono diventate famose con i capelli cotonati (ad esempio Europe e Winger). Questo disco cancella trent’anni di storia, il 2016 diventa 1986, scompare il grigiore dei tempi moderni, torna il colore, torna il vizio, quella fottuta voglia di divertirsi e fare casino, la quale -diciamocelo- è (o dovrebbe essere) alla base della musica! “Blast” è un disco anni ’80, un disco concepito allora e pubblicato oggi. Ma, non so come sia possibile, suona fresco, moderno, attuale… immenso! Quasi cinquanta minuti di hard rock con make up multi colore, cinquanta minuti di allegria, di musica potentissima e sfacciatissima. Un dannato cliché irresistibile, concepito per essere un cliché di se stesso, esaltandone l’innata dannata potenza espressiva! Si inizia con “Just For One Night”: il titolo c’è. Non serve spiegare altro. L’intro, poi, con quella musichina giapponese e relativa vocina sexy di ragazza orientale è il dio dei cliché e suona assurdamente glorioso. Poi le chitarre pestano, fischiano, shredding che ulula, basso che pompa, una maledetta canzone da arena! Segue “All The Girls In The World”: ancora un titolo che si spiega da solo, con un’apertura possente, cori “whoaaaa…” prima di un singing irresistibile, quello che è sempre appartenuto al cantante sex symbol di ciascuna band hard and glam che si sia fatta rispettare. “Pipped It Popped It” è meravigliosamente vergognosa… mi fa impazzire: i “whoaaaa” sono su una melodia di tastierina malefica, semplice, ignorante, spudorata… con una canzone che spacca, pompa… che recita “lei ce l’avevo in testa già nel 1985….” e continua “con una gonna nera corta e quei bei tacchi”. Serve altro? Canzone-inno, canzone che non appartiene al giorno d’oggi, esaltata da un mix strano e oscenamente 80s! “Bop, Bop You” è street, mentre “In The Arms Of Mary” è la perfetta ballad introdotta dall’arpeggione acustico con la tastiera da sogno. Come il testo poi, quasi ovvio, assolutamente nostalgico. Si spaccano le chitarre con “Bloodsucker”, canzone cattiva e tirata con un groove di basso fuori di testa, prima dell’irresistibile southern-ramones-inspired “Dynamite”. “Bring It On” è pulsazione elettrica senza respiro, un pezzo hard ‘n’ fucking heavy al quale non puoi resistere, uno di quei riff mid tempo che fanno muovere, smuovere, saltare. E poi il refrain è -ovviamente- leggendario. Cosa chiedere di più? “Crime Against Rock n Roll” riassume la storia di tutti noi, e lo fa con riffone tagliente e singing di qualche ottava più in alto. Si chiude con “God’s Country”, pezzo pieno di un ritmo pulsante massacrato da accordi taglienti, mentre la voce offre ancora una volta un ottimo esempio di come un voce hard rock dovrebbe suonare. Poi per i più fortunati ci sono anche due bonus track: “Cheap Talk”, che porta a quell’hard rock punkeggiante dei primi anni 80, mentre “FNA” (da “Lost Reelz”) è metallo bollente semplicemente trionfale! Ma guardateli! Copertina da super eroi iper colorati (che ci salvano dalla musica di oggi…) … con il mitico Jay (unico membro originale della band: è grazie a lui che facciamo questo viaggio nel tempo, questo ritorno… a casa!) che brandisce la sei corde “Tailz Bastard”. Sound ottantiano che mi fa sorridere, ridere, piangere… un caleidoscopio di emozioni indescrivibili per chiunque abbia amato/vissuto quell’epoca mitica della musica rock. Siamo a livelli di immortalità. Dimenticavo, un tocco finale: nei credits, tra gli autori dei pezzi, si legge ancora “Pepsi Tate”. E questo, a mio modesto parere, è il tributo ad una amicizia eterna nel nome del rock’n’roll.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10