copROYALBLASPHEMY(Farol Music) Non manca certamente il coraggio ai Portoghesi The Royal Blasphemy. Non è da tutti, infatti presentarsi al debutto con un doppio album della durata complessiva di oltre un’ora e mezza. Ancora più singolare è il fatto che la seconda parte dell’album altro non sia che la riproposizione in versione acustica dei pezzi della prima parte. Un bel rischio, se consideriamo che negli ultimi tempi l’ascoltatore medio non è propenso ad ascoltare dischi di lunga durata, meno ancora quando si tratta di proposte del genere. Il rischio di scadere nell’auto celebrazione è dietro l’angolo, cosa che una band al debutto non può permettersi. Eppure questo “Sanatorium:Freedom” mostra una band che sa il fatto suo. Le canzoni sono potenti, dirette e melodiche in entrambe le versioni. Brani che vengono totalmente riarrangiati e rivisti da un diverso punto di vista, spogliati degli orpelli e riletti in una versione quasi cantautoriale, conservando allo stesso tempo intatti sia il fascino che la potenza della versione elettrica. È un piacere sentire, quindi un brano come “Injustice”. Nella prima versione, il riffing è potentissimo ed oscuro, con ritmiche incalzanti ed una vena malinconica che coniuga Alice In Chains e Machine Head. Nella versione acustica, la struttura rimane sostanzialmente la stessa, ma suona come una ballata che starebbe bene su “Book Of Shadows” di Zakk Wilde. Un album che può sembrare difficile da affrontare, ma che si dimostra essere scorrevole e per nulla ripetitivo, coinvolgendo l’ascoltatore tra ritmiche potenti ed arrabbiate, per poi condurlo attraverso atmosfere più calde ed intimiste.

(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10