copGoatpsalm(Aesthetic Death Records) Un perverso incrocio tra ambient, folk, tribale, elettronica, dark, doom e death. In ordine sparso, ma maledettamente ben concepito e… letale. Un’ora di anatemi moderni ed ancestrali paure trasformati in musica, suono, depressione, devastazione. Musica che esalta lo spirito, danna l’anima; musica che alimenta il respiro con la brezza fresca della foresta, musica che soffoca e abbandona cadaveri nella crudeltà di una natura vasta, incontaminata e spietata. È impossibile classificare i Goatpsalm, ormai il side project di una miriade di musicisti che appaiono e scompaiono dalla line up, lasciando però una traccia ben marcata, una runa scolpita o una ferita aperta. Strumenti etnici e strumenti elettronici che si contrappongono. Ritmi lenti e pesanti assieme a suoni magici e rituali. Growl cavernosi, scream decadenti e cori tribali dispersi tra i falò di rituali antichi, oscuri, dimenticati. Musica etnica senza terra. Musica oscura senza appartenenza. Musica estrema resa ancor più estrema nel suo stesso estremismo. “Grey Rocks” inietta riff violenti e cinici dentro l’ipnosi di un rituale ricco di spiritualità. “Flowers Of The Underworld” concepisce doom etnico, atmosferico e vagamente industriale, mentre “White Sea” è un geniale ed assurdo synth-tribal. Inquietante, pesante, tagliente e spietata “Orphan”, violenza in chiave industriale per “Of Bone And Sinew”. “The Waylayer (A Great Spring Hunger)” è un sogno arso vivo dentro le fiamme di un rituale magico, un rituale che diventa magia nera con la conclusiva titletrack. Mistero. Oscurità. Magia. Misticismo. Un insieme di auree piene di vita perversa incrociate con l’olocausto di anime private della speranza. Una spirale di pazzia superlativa, coinvolgente ed assurdamente eccitante.

(Luca Zakk) Voto: 9/10